Sono in corso le votazioni dei fan club OGAE per i due concorsi “vintage”: il Second Chance Retro, riservato a quelle canzoni che non hanno vinto le varie finali nazionali, e il Guest Jury Hits, riservato a grandi successi proposti da quei club il cui Paese, nell’anno in questione, non aveva una finale nazionale o non partecipava all’Eurovision Song Contest. Come sappiamo, sono due concorsi che vanno “a ritroso”, e stavolta siamo arrivati al 1972.
Questa è un’edizione molto importante per OGAE Italy: forti del fatto che, in quel 1972, il nostro rappresentante eurovisivo, Nicola Di Bari, partecipò alla manifestazione con la sua canzone sanremese “I giorni dell’arcobaleno”, per la prima volta lasciamo il Guest Jury Hits per gareggiare nel Second Chance Retro. La votazione riservata ai nostri iscritti ha scelto come rappresentante una dolcissima Marcella Bella, proprio quella che, con indosso tuniche fiorite e con i capelli alla Angela Davis, sussurrava le sue nostalgiche “Montagne verdi”. Un pezzo da novanta, quindi, che però dovrà vedersela con temibili avversari.
Iniziamo con la Finlandia, che propone un’acerba Katri Helena. La cantante dovrà attendere il 1979 e poi il 1993 per tentare la sua fortuna davanti al pubblico europeo come rappresentante del proprio Paese, ma già questa “Sua rakastan” (Sei tu che amo) mostra tutte le sue potenzialità.
The New Seekers, rappresentanti del Regno Unito, hanno una carriera che va ben al di là dell’Eurovision Song Contest e della loro “Beg, steal or borrow”, con la quale quell’anno arrivarono secondi. Se vi capiterà, il prossimo Natale, di canticchiare l’ormai classico spot di una notissima bevanda, “Vorrei cantare insieme a voi”, pensate che l’originale “I’d like to teach the world to sing” appartiene proprio a questa band. Al Second Chance Retro propongono un’orecchiabile “One by one” (Uno a uno).
Al contrario Paco Banderia, malgrado la lunga carriera in patria, non è mai riuscito a rappresentare il suo Paese, il Portogallo, all’Eurovision. Personaggio estremamente controverso, in bilico fra polemiche con la RTP e con la Società Portoghese degli Autori, incarichi nell’Unione degli Artisti di Varietà, lotta contro il download illegale e vicissitudini private e penali, Banderia ci presenta in questo caso “Vamos cantar de pé” (Alziamoci e cantiamo).
Un brano dalla strofa piuttosto moderna, unita a un ritornello molto più classico, ci viene da Malta: si tratta di “Ghasfur tac-comb” (Uccello di metallo) di Joe Cutajar. Non fu quella la canzone prescelta per l’Eurovision: come sappiamo, il brano maltese fu L-Imħabba (L’amore). Cutajar lo eseguì insieme a Helen Micallef, in un duo accreditato come “Helen and Joseph”. Curiosamente, la sua partner originale nell’esecuzione della canzone era tale Mary Rose Mallia, che, essendo ancora minorenne, fu sostituita per decisione dell’emittente maltese.
Cindy & Bert, marito e moglie dalla Germania, riscossero il loro maggiore successo negli anni Settanta, e, nel 1974, rappresentarono il loro Paese con “Die Sommermelodie” (La melodia dell’estate), scontrandosi, purtroppo, con artisti del calibro degli ABBA, di Gigliola Cinquetti e di Olivia Newton-John. Questa “Geh’ die Straße” (Percorri la strada) fu il loro primo tentativo. La coppia divorziò nel 1988 e si riunì nella seconda metà degli anni 90, cavalcando l’onda del revival.
Il duo Sandra & Andres rappresentò in quella edizione i Paesi Bassi. La loro “Als het om de liefde gaat” (Quando si tratta di amore) arrivò quarta, e fu probabilmente la scelta giusta. “De oude zigeuner” (Il vecchio zingaro) aveva un gusto più ungherese che olandese: si trattava infatti di una cantabile e suadente csárdás (o ciarda, per chi vuole usare il termine italiano).
La norvegese Kirsti Sparboe aveva già dato fin troppo all’Eurovision Song Contest, o perlomeno così la pensavano i suoi connazionali: dopo le sue tre partecipazioni del 1965, 1967 e 1969, non fu più scelta per rappresentare il proprio Paese. Nel 1972 ebbe però la soddisfazione di vincere il premio Spellemannprisen. “Lillebror” (Fratellino) era, in effetti, un pezzo già datato: ciò non toglie che la voce di Kirsti fosse ancora incantevole.
Lena Andersson, da non confondersi con l’omonima scrittrice, riuscì finalmente a rappresentare la Svezia nel 1977 con il brano “The best there is” (Il meglio che c’è). Questa “Säg det med en sång” (Dillo con una canzone), che si classificò terza alla preselezione del 1972, ricorda vagamente alcune melodie operettistiche. Per un certo periodo Lena fu legata agli ABBA, per i quali fu backing vocalist, prendendo anche parte, nel 1977 a “ABBA – The movie”.
“They take me back” (Mi riportano indietro) non fu l’unica canzone con cui D.J. Curtin cercò di rappresentare l’Irlanda all’Eurovision Song Contest. Nel 1977 ci riprovò con “You cannot stop the music” (Non puoi fermare la musica), arrivando solo quinto. Il suo stile era in effetti piuttosto classico, e il suo brano del 1972, classificatosi terzo, aveva un incedere abbastanza scontato, che riecheggiava diverse altre melodie.
Il duo Serge & Christine Ghisoland fu selezionato internamente per rappresentare il Belgio, e, dopo una selezione a dieci brani tutti interpretati da loro, la scelta ricadde su “A la folie ou pas du tout” (Alla follia o per niente). Fra i nove brani scartati, questo “Femme” (Donna), esprimeva una fresca e allegra sensualità. Anche i Ghisoland erano sposati all’epoca della loro partecipazione, dopo la quale le notizie su di loro si sono fatte scarse e frammentarie.
Passiamo ora al Guest Jury Hits, e iniziamo con la Serbia, che ci presenta una vecchia conoscenza: Zdravko Čolić. La sua occasione eurovisiva (naturalmente in rappresentanza dell’allora esistente Yugoslavia) arrivò l’anno seguente con “Gori vatra” (Il fuoco brucia). “Sinoć nisi bila tu” (La scorsa notte non c’eri) è una canzone ariosa e accorata, che riflette lo stile della musica pop del tempo.
I macedoni Ambasadori sono stati un gruppo dalla lunga carriera. Fondati a Sarajevo da ex membri di bande dell’esercito della Yugoslavia, hanno avuto fra i loro componenti anche Zdravko Čolić e Hari Varešanović (Hari Mata Hari). Nel 1976 hanno rappresentato la Yugoslavia con “Ne mogu skriti svoj bol” (Non posso nascondere il mio dolore). La canzone del 1972, “Sviri mi, sviri” (Suona per me, suona) è un brano facile e popolare. Una curiosità: una loro canzone del 1971, “Plačem za tvojim usnama” (Piango per le tue labbra) fu additata come evidente plagio del brano dei Tremeloes “Suddendly you love me” (Improvvisamente mi ami), il quale, a sua volta, era la cover di “Uno tranquillo” di Riccardo Del Turco!
Dopo la sua “Musik” (Musica) dell’anno precedente, Marianne Mendt pubblicò questa “Gute Lieder sind wie Pistolen” (Le buone canzoni sono come pistole), che resta una pietra miliare per l’originalità del testo. Le buone canzoni sono come pistole, perché in un colpo ti liberano dalla routine di ogni giorno. Chapeau.
Haroula Alexiou ha al suo attivo una carriera che non può essere certo riassunta in tre righe. Artista completa, vanta collaborazioni con i più grandi nomi dello spettacolo greco e internazionale, fra cui Paolo Conte e il regista Mauro Bolognini. “O marmaromenos vasilias” (Il re di marmo) è un brano nella più pura tradizione della musica ellenica, affascinante e suggestivo.
Majda Sepe è stata una delle più grandi interpreti della musica slovena, il cui nome è strettamente legato al festival della canzone popolare Slovenska Popevka. Malgrado questo, non partecipò mai all’Eurovision Song Contest. La canzone scelta è “Med iskrenimi ljudmi” (Fra gente onesta), un brano marcatamente anni Settanta che ricorda certe nostre interpreti dell’epoca.
Parlando di Bosnia Herzegovina, scopriamo che il complesso Pro Arte fu fondato da Đorđe Novković, il padre di Boris Novković (Croazia 2005). La band rimase in attività dal 1967 al 1980, con vari “ritorni di fiamma” durante tutti gli anni Ottanta. Da loro ascoltiamo “Strankinja” (Straniero), un brano ritmato e ballabile, a metà strada fra il surf e il tamuré, che ricorda vagamente, anche se in versione più lenta, un pezzo del 1969 di Claude François, “Cherche” (in italiano “Sono qualcuno”), a sua volta cover di “Show me” di Joe Tex, del 1967.
Più classica e malinconica la proposta della Russia, “Glyazhu v ozera siniye” (Guardo nell’azzurro del lago), eseguita dal mezzosoprano Olga Borisovna Voronets. Artista di formazione classica, la Voronets aveva iniziato la sua carriera negli anni Sessanta. Nel 1978 fu nominata “Artista del Popolo Russo”.
Un mezzosoprano anche per la Croazia: Radojka Šverko, il cui registro è definito di mezzozoprano/contralto. Vincitrice di numerosi premi, non partecipò comunque mai all’Eurovision Song Contest. La canzone “Ti si ruža” (Sei una rosa) è dolce e nostalgica, interpretata con impostazione non lirica, ma pop.
Con la Francia, gli italiani (e non solo) salteranno sulle sedie al suono di una vera hit. Michel Fugain & Big Bazar ci ricordano la loro “Une belle histoire” (Una bella storia), che nel nostro Paese diventò “Un’estate fa”, con testo di Franco Califano e interpretata dallo stesso Fugain. Un successo clamoroso, al quale, negli anni, sono seguite varie cover: la più famosa è dei Delta V con la voce di Gi Kalweit, ma si ricordano anche gli Homo Sapiens, Mina e lo stesso Franco Califano.
Janusz Kruk ed Elżbieta Dmoch sono i fondatori dei 2 Plus 1, una band che è stata una vera istituzione in Polonia. Dal 1971 al 1992 e dal 1998 al 1999 hanno avuto una delle carriere più fulgide che si possano immaginare, almeno nei confini della loro nazione. Si ha, però, anche notizia che nel 1972 abbiano inciso per la RCA Italiana. “Chodź pomaluj mój Świat” (Vieni a dipingere il mio mondo) è una delle loro prime canzoni, un brano classico da “figli dei fiori” dell’epoca.
Per l’Ucraina abbiamo un duo: Miroslava Ezhelenko & Nazarii Yaremchuk. “Vodogray” (Fontana) è la canzone, una danza popolare ritmata e spensierata. Vale la pena di concentrarsi su Nazarii e sulla sua purtroppo breve vita e carriera: basti ricordare che, in occasione del disastro di Chernobyl, non esitò a precipitarsi nella zona contaminata per mettere la sua arte al servizio degli operai impegnati nella ricostruzione, in ben tre concerti. Ammalatosi gravemente, morì a 44 anni, solo due anni dopo la nascita della sua terza figlia, Mariya, il cui nome dovrebbe dire qualcosa agli eurofans (Tick-tock…).
Ferenc “Rózsi” Demjén è, in questa occasione, con la band Bergendy, con la quale lavorò dal 1970 al 1972. Cantautore e bassista, è tuttora in attività a oltre 70 anni ed è una pietra miliare della musica ungherese. “Darabokra törted a szívem” (Hai fatto a pezzi il mio cuore) è un pop rock molto orecchiabile e coinvolgente.
La proposta albanese è Justina Aliaj, popolarissima attrice e cantante, madre del compositore Rubin Kodheli. “Ne ekranin e televizorit” (Sullo schermo del televisore) è un brano che sembra effettivamente molto adatto a uno show televisivo, uno swing con un repentino cambio di ritmo nel ritornello.
OGAE Resto del Mondo tenta come sempre il colpaccio, questa volta con un brano proveniente dagli USA. David Cassidy, attore e cantante, classica “pretty face” idolo delle ragazzine, in Italia è conosciuto soprattutto per la sit-com “La famiglia Partridge”. Il suo brano, accattivante e pronto a far sognare le giovanissime, è “Could it be forever” (Potrebbe essere per sempre?).
Nino Bravo, pseudonimo di Luis Manuel Ferri Llopis, è un autentico mito per il mondo spagnolo e latinoamericano, non solo per la sua splendida e suggestiva voce, ma anche per la sua prematura scomparsa che lo ha avvolto in un’aura di rimpianto anche per quello che avrebbe potuto essere. “Un beso y una flor” (Un bacio e un fiore) è anche il titolo del suo terzo album, il penultimo prima del tragico incidente automobilistico. Nel 1995, due artisti eurovisivi realizzarono, su brani incisi da lui tanti anni prima, due duetti “post mortem”: Paloma San Basilio lo affiancò in “Te quiero, te quiero” (Ti amo, ti amo), e Sergio Dalma in una splendida versione di “Cartas amarillas” (Lettere gialle).
La Turchia propone Selda Bağcan, un’artista che ha sempre amato sperimentare nella musica ed essere attiva in politica. Suo padre era un turco di origine macedone, la madre era tatara di Crimea. Durante la sua carriera, Selda è stata spesso presa di mira dai governi per la sua partecipazione ad attività considerate sovversive e per le sue canzoni politiche. “Yalan dünya” (Mondo senza verità) è un titolo che parla da solo.
Questi sono dunque i partecipanti al Second Chance Retro e al Guest Jury Hits 1972. Come sempre succede, un esame più approfondito ci ha fatto scoprire mille curiosità legate ai cantanti e alle canzoni: se, adesso, volete ascoltarle, potete farlo sul sito ufficiale curato da Gary Speirs. Noi, intanto, incrociamo le dita per Marcella Bella, ma che vinca comunque il migliore!