Eccoci nel vivo della gara! E’ appena iniziata, dall’Altice Arena di Lisbona, la prima semifinale dell’Eurovision Song Contest 2018. Dopo la classica sigla atta a mostrare le bellezze del Paese, le quattro presentatrici fanno la loro apparizione e, senza troppi preamboli (e per questo le ringraziamo) danno il via alle canzoni.
Apre la gara l’Azerbaijan. Aisel è vestita di veli bianchi, ed esegue la sua “X my heart” muovendosi su di una scenografia fatta di elementi a terra che ricordano vagamente delle rocce, raggiunta nella seconda strofa da alcuni ballerini, mentre gli elementi scenici si illuminano e appaiono sovrimpressioni. Un pop di facile presa che, tutto sommato, non le rende giustizia.
Al numero due canta l’islanda, con Ari Olafsson and “Our choice”. Ari è in bianco e rosso, con curiosi disegni astratti sulle spalle e sulle maniche della giacca. Lo staging è semplicissimo, con Ari in piedi e cinque coristi dietro di lui. Molto Eurovision anni Ottanta, in fondo nello stile della canzone.
Scena blu per l’Albania ed Eugent Bushpepa. “Mall” è una canzone potente, ed Eugent la esegue insieme alla sua band: chitarre, percussioni e coriste in pelle nera. Nessun effetto particolare, solo cambi di colore dello sfondo, e l’impressione è quella di un concerto. Eugent è in piena voce e sfodera acuti da premio.

La regia inquadra dapprima solo gli occhi di Sennek, che tiene una mano sopra di essi, riquadrata da bande nere. Fasciata in un curioso vestito semitrasparente, la cantante esegue “A matter of time” con una punta di eccessiva veemenza nel ritornello. Bella la scelta di cantare sulla passerella, in mezzo al pubblico. L’esibizione si chiude così come si è aperta, con la mano sugli occhi.
Sospiro di sollievo per il ceco Mikolas Josef, che si è completamente ripreso dal suo incidente. Ballerini su sfondo bianco e azzurro per un pezzo a metà fra lo swing e l’hip hop. Eliminate le acrobazie che lo avevano messo in pericolo, resta una domanda cruciale: che cosa c’è in quello zaino? Probabilmente resterà un mistero, come quello degli Stadio.
Ieva Zasimauskaitė inizia la sua “When we’re old” seduta per terra, in un romantico abito color lilla. A metà canzone si alza e cammina con semplicità sul palco, solo per terminare il pezzo riunendosi a suo marito. Una canzone dolce ma abbastanza old style, che rischia di perdersi fra gli altri pezzi.
Ed ecco la superfavorita Israele. Netta Barzilai è davanti a una specie di consolle, e ha alle spalle due pannelli composti da tanti maneki neko dorati. Le sue ballerine si muovono sul ponte, mentre lei canta “Toy” e manda il suo messaggio al mondo con lancio di bolle di sapone. E’ una di quelle cose che si amano o si odiano: sarà top o flop?

Segue Alekseev, con la sua “Forever” per la Bielorussia. Finora una delle esibizioni più elaborate, con il cantante in bianco e una ballerina in rosso che scocca una rosa al posto della classica freccia. Nel finale, un’esplosione di rose in sovrimpressione, che si stampa virtualmente sulla schiena di Alexeev. Un brano dolce, un poco datato ma suggestivo.
Arriva Elina Nechayeva, “La forza” dell’Estonia. Ecco, quindi, il famoso vestito dalla gonna enorme, con proiezioni di luce, comunque già visto addosso a Polina Gagarina. La voce di Elina non si discute, la canzone potrebbe non piacere ai puristi o, al contrario, a chi non ama la lirica.
Molto dark la messa in scena degli Equinox, con “Bones”. Luci stroboscopiche, macchie di nero, immagini affiancate, per un brano di sapore dance anni Settanta ma originalissimo nella tematica. Per restare in tema, questo è indicato come un “dark horse”. Sarà la volta buona della Bulgaria?
La Macedonia schiera gli Eye Cue con la loro “Lost and found”. Anche questa è un’esibizione molto anni Ottanta, semplice, con la batteria, la chitarra e le tre coriste canoniche. Audace la minigonna della cantante, che bilancia con la totale assenza di scollatura, indossando un vestito rosa shocking che rivela, a un certo punto, shorts e maglietta. Il brano sembra quasi composto da due diverse canzoni legate insieme, ma è piacevole.
Jazzy, sensuale, il brano della Croazia è “Crazy”. Franka Batelić lo interpreta da vera diva, sola davanti al microfono, indossando un vestito trasparente da togliere il fiato, ma senza altri orpelli. Questo è il festival del minimalismo, ma quando c’è la sostanza non serve altro.
E’ la volta dell’Austria. Cesar Sampson canta la sua “Nobody but you” su di una piattaforma illuminata, che lo costringe a essere piuttosto statico, ma che verso la fine scende e gli permette di andare verso il pubblico. Originale il vestito in tessuto tecnico. Il brano è una dance di sapore anni Settanta che funziona sempre.

La suggestione della canzone greca, “Oniro mou”, non ha bisogno di essere spiegata, e neppure di essere molto sottolineato: Yianna Terzi è sola in scena, completamente vestita di bianco, accompagnata solo da un poco di nebbia e qualche minimo fuoco d’artificio. Non siamo più abituati a questo tipo di esibizioni, ma proprio qui si vede la qualità vera.
La Finlandia ha un’esibizione molto più elaborata. Saara Aalto è legata a una ruota con disegni astratti bianchi e neri, e gira su se stessa prima di essere liberata e scatenarsi coi suoi ballerini, che hanno piuttosto l’aspetto di membri delle SS (del resto, sono “Monsters”). Il look di Saara è come sempre molto rock e provocante.
Semplicità estrema per l’Armenia, la cui canzone, “Qami”, è talmente bella da non avere bisogno di sottolineature. Sevak è da solo sul palco, circondato da una serie di paletti più o meno alti che formano una specie di gabbia nella quale sembra essere rinchiuso. Una grande interpretazione alla quale ben si adatta l’essenzialità.
Anche gli Zibbz, per la Svizzera, scelgono di cantare più che fare spettacolo. Lui è alla batteria, lei gira per il palco e raggiunge il pubblico durante la sua interpretazione. “Stones” è un pezzo forte, significativo e ben interpretato che potrebbe avere riscontro.

Andiamo in Irlanda con Ryan O’Shaughnessy e “Forever”. Ryan è alla chitarra, accompagnato da una pianista/corista, mentre due ballerini ricreano la situazione del video, con tanto di neve. Canzone delicata, forse un poco troppo adolescenziale.
Chiude Cipro con Eleni Foureira e “Fuego”. Una canzone scatenata che ha bisogno di un ballo scatenato: Eleni in tuta dorata e cinque ballerine a farle da contorno. A parte qualche sovrinmpressione “di fuoco”, comunque, non ci sono effetti speciali o simili.
Parte il televoto, vengono presentate 3 delle finaliste, Portogallo, Regno Unito e Spagna, ed ecco i risultati.
Passano alla finale di sabato 12 Maggio:
- Austria
- Estonia
- Cipro
- Lituania
- Israele
- Repubblica Ceca
- Bulgaria
- Albania
- Finlandia
- Irlanda