Mahmood vince il Festival di Sanremo 2019: andrà a Tel Aviv?

Siamo arrivati, con gioia ma anche con qualche lacrima, alla serata finale del Festival di Sanremo 2019. Ci dispiace moltissimo renderci conto che fra poche ore sarà tutto finito, ma del resto conosceremo anche il nome del vincitore del Festival e del nostro rappresentante a Tel Aviv! Seguiamo quindi la serata dalla Sala Stampa Lucio Dalla del Palafiori di Sanremo!

L’apertura è come al solito con Baglioni, stavolta con “E adesso la pubblicità”. Il balletto sembra una specie di allegoria del telespettatore medio anestetizzato dalla televisione.Segue il classico discorso finale del conduttore, qualche convenevole, il regolamento, il saluto alla giuria d’onore e si inizia con la gara.

Prima canzone in gara, “Argentovivo” di Daniele Silvestri e Rancore. Il testo è bellissimo, una denuncia dei giovani rinchiusi nel mondo virtuale come in una prigione. La musica è scioccante, l’esecuzione impeccabile. Certo, non è materiale da Eurovision.

Segue Anna Tatangelo con “Le nostre anime di notte”. Niente di diverso dalle altre esecuzioni: un prodotto diretto a un pubblico di gusti tradizionali, confezionato con dignità ma tutto meno che moderno. Riecheggia certi motivi del Sanremo anni 80-90.

Altro splendido testo è quello di Ghemon, “Rose viola”. Pochi hanno saputo affrontare il tema della donna usata dall’uomo in modo così accorato e delicato. L’impressione è che stasera sia migliorata anche la vocalità. Per quanto riguarda chi scrive, non sarebbe male neppure lui per il premio della critica.

Buona esecuzione anche da parte dei Negrita con “I ragazzi stanno bene”, ma forse da loro avremmo gradito qualcosa di più “tirato”. Sono bravissimi, ma il ricordo di “Tonight” di diversi anni fa ci staziona ancora nelle orecchie.

Ultimo ha la classica canzone d’amore, c’è poco da dire. Certo che “I tuoi particolari” non spicca fra le altre canzoni. L’esecuzione è molto buona, si sente che canta col cuore, ma difficilmente questo brano rimarrà negli annali.

Riascoltiamo anche Nek con “Mi farò trovare pronto”. Il brano, purtroppo, non è forte come “Fatti avanti amore”, e la reiterazione nel ritornello non lo aiuta. Il tutto è sostenuto dalla grinta di Nek, ma non ci sembra una corsa per il podio, anche se ci dispiace molto.

Solito siparietto su “Camminando sotto la pioggia”, poi arrivano i superospiti. Infine entra Luis Fonsi, quello di “Despacito”, e lui e Ramazzotti cantano insieme “Per le strade una canzone”.

Si guadagna un’altra standing ovation dell’Ariston Loredana Bertè, con “Cosa ti aspetti da me”. Una tigre, una leonessa, una rocker: che altro dire?

Chi è la ragazza bionda che ha raggiunto Francesco Renga sotto il palco? La compagna? In ogni caso, forse sarebbe stato meglio soprassedere. “Aspetto che torni” è un pezzo nella media di Renga, la voce è ottima come al solito ma niente di più.

Entusiasmo in sala stampa per Mahmood: sarà perché ha tanti “Soldi”? Falsa partenza per problemi tecnici, ma poi l’esecuzione è impeccabile. Imparatevi questa canzone, perché nei prossimi mesi la sentiremo ovunque.

I nostri amici Ex-Otago sono completamente vestiti di bianco. E’ davvero “Solo una canzone”, e magari, se fosse stata affidata a un ragazzino da talent, sarebbe risultata banale. Invece, loro la rendono speciale e molto originale. Bravi.

Ennesima esibizione anche per Il Volo con “Musica che resta”. Un’energia di tipo diverso, ma comunque intensa. Anche qui niente da dire rispetto alle altre performance, il genere può piacere o meno ma le voci sono una garanzia.

Alla serata finale, abbiamo trovato il siparietto giusto: semplicemente una serie di imitazioni da parte di Virginia Raffaele. Ci voleva tanto? Dopo di lei entra Paola Turci per “L’ultimo ostacolo”. La voce di Paola è migliorata serata dopo serata, rimane un’incertezza nel ritornello. La canzone, comunque, è di gran classe.

Gli Zen Circus stasera sembrano leggermente fuori dal tono, in ogni caso “L’amore è una dittatura” è un brano interessante, incalzante quanto basta, che farà molta strada indipendentemente dal risultato sanremese.

Prossima esibizione, Patty Pravo e Briga, “Un po’ come la vita”. Continuo a non capire le critiche che definiscono questo duetto “slegato”. Lo trovo, invece, molto ben amalgamato, e stasera sono anche entrambi molto eleganti.

Ancora un superospite: Elisa con “Anche fragile”. Alla fine dell’esecuzione arriva Baglioni, che canta con lei “Vedrai, vedrai” in omaggio a Luigi Tenco.

Arisa con “Mi sento bene” sta catturando sempre di più l’entusiasmo del pubblico e della sala stampa. Ci sono alcuni passaggi un po’ troppo Disney, ma vi sfido a intonare il ritornello a inizio giornata e non sentirvi subito davvero bene… Verso la fine viene tradita dalla commozione, o forse, come si legge, da una leggera febbre: speriamo che questo non le dia una battuta d’arresto.

Incanto Irama con “La ragazza col cuore di latta”. Testo, musica, interpretazione, coro gospel, tutto al proprio posto. Un altro candidato non da poco al podio, e sicuramente un brano che resterà con noi per molto tempo.

“Rolls Royce”, Achille Lauro e Boss Doms scatenano la sala stampa. La voce è sempre piuttosto incerta, ma questo ritmo prende di brutto ed è impossibile rimanere indifferenti. Si salta in piedi e si balla, senza sconti.

“Un’altra luce” per Nino D’Angelo e Livio Cori. Davvero, un brano così da D’Angelo non ce lo saremmo mai aspettato, e solo per questo sarebbe da premiare. La sua voce è meno esagerata, e lascia il giusto spazio a quella di Cori, in questo brano sottile e impalpabile.

La coppia più amata dai giovanissimi: Federica Carta e Shade con “Senza farlo apposta”. C’è poco da fare: carini, intonati, lui anche molto grintoso, ma il target è quello che è, e li limita.

Simone Cristicchi ripete la sua “Abbi cura di me”. Impeccabile e leggero come sempre. Sicuramente questa sorta di preghiera sarà uno dei brani del Festival che vivranno molto a lungo al di là della manifestazione.

Molto suggestivo anche il brano di Enrico Nigiotti, “Nonno Hollywood”, nostalgico, molto rétro. Enrico lo interpreta con intensità sempre maggiore, e pian piano ce lo lega al cuore.

Vista l’ora tarda, ci svegliamo un poco con i Boomdabash. “Per un milione” è un’estate in anticipo. La sala stampa agita e batte le mani a tempo. Davvero gradevole.

Segue Einar con “Parole nuove”. Un’intepretazione senz’altro onesta, ma anche qui il target è molto giovanile, e questo è prorpio il limite di questa semplice canzone.

Chiude Motta con “Dov’è l’Italia”, ed è una chiusura che ci trasmette energia e determinazione (meno male, a quest’ora). Bello il ritmo incalzante abbinato allo stile cantautorale.

Finita l’esecuzione delle canzoni, ancora un siparietto, pubblicità e presentazione dei vincitori di Sanremo Giovani: Einar, Mahmood, La Rua, Nyvinne, Federica Abbate e Deschema, che prenderanno parte al Sanremo Giovani World Tour.

Arriviamo così alla classifica dal 24° al 4° posto:

24 – Nino D’Angelo e Livio Cori

23 – Einar

22 – Anna Tatangelo

21 – Patty Pravo e Briga

20 – Negrita

19 – Nek

18 – Federica Carta e Shade

17 – The Zen Circus

16 – Paola Turci

15 – Francesco Renga

14 – Motta

13 – Ex-Otago

12 – Ghemon

11 – Boomdabash

10 – Enrico Nigiotti

9 – Achille Lauro

8 – Arisa

7 – Irama

6 – Daniele Silvestri

5 – Simone Cristicchi

4 – Loredana Bertè

Restano sul podio Il Volo, Ultimo e Mahmood.

Prima di annunciare il vincitore, vengono distribuiti i premi collaterali: Premio della Critica “Mia Martini” e premio della Sala Stampa “Lucio Dalla” a Daniele Silvestri, premio “Sergio Endrigo” alla migliore interpretazione a Simone Cristicchi, premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo a Daniele Silvestri, premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale a Simone Cristicchi, premio TIMmusic per la canzone più ascoltata sulla APP a Ultimo.

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Entrano poi i tre finalisti. Terzo classificato Il Volo, secondo Ultimo, vince il Festival Mahmood.