Ci siamo! Diciassette in corsa per dieci posti in finale!E quale migliore modo di iniziare questa prima serata dell’Eurovision Song Contest 2019, se non quello di “ricostruire” la storia di Netta, bambina affascinata dalla vittoria di Dana International, presa in giro a scuola per la sua stazza e ribelle nel cantare “Wonder wonman don’t you ever forget you’re divine and he’s about to regret”? Un bellissimo filmato introduttivo ci conduce all’esibizione live di Netta Barzilai con la sua “Toy”: e la prima semifinale ha inizio!

I quattro presentatori sono già schierati e stanno pronunciando le solite frasi di circostanza, così necessarie e così scontate. Li ringraziamo, ma noi non vediamo l’ora di entrare nel vivo della gara!

A iniziare è proprio la dolcissima Tamta, che canta la sua “Replay” per Cipro. E’ l’energia di cui abbiamo bisogno: iniziamo subito a ballare, e a ballare forte. Forse la canzone è abbstanza scontata, ma Tamta la interpreta con grande forza, e la scena con i ballerini in nero e lei in giubbotto di pelle, che poi toglie per rivelare un corsetto molto osé, colpisce sicuramente. Balleremo fino in finale?

Da Cipro al Montenegro insieme ai D Mol! Vestiti di bianco con alcuni particolari in rosso in onore alla bandiera del loro Paese, interpretano “Falling” con tutto l’entusiasmo della loro giovane età e con il loro buon incrocio di voci. La coreografia è piuttosto minimale, con movimenti circolari e poco altro da segnalare. Basterà per la finale?

Ed ecco che la Finlandia cala l’asso: Darude, DJ di fama mondiale, e Sebastian Rejman. Atmosfera da club per “Look away”: Sebastian si muove lungo la passerella, mentre, al centro del palco, una ballerina gestita di verde si muove su di un supporto, e sullo sfondo passano immagini di ghiacciai. Darude resta nella sua postazione: d’altronde, è un DJ, e lascia il campo al suo vocalist. Dalla sala stampa l’impressione è che l’interpretazione sia un po’ poco incisiva.

Voliamo in Polonia con le Tulia! L’impressione è la stessa: sono un carillon. Vestite arcobaleno, ricoperte di veli rossi, iniziano la loro “Pali się” su di una piattaforma girevole, poi si sistemano davanti ai microfoni. Il pezzo è davvero diverso, e i loro costumi colpiscono. Noi le vedremmo bene anche Sabato prossimo!

Adesso ecco la Slovenia. Zala Kralj & Gašper Šantl sono come sempre vestiti di bianco, e la loro presentazione è molto minimale: chitarra, tastiera e microfono, e loro che cantano senza muoversi più di tanto, uno davanti all’altra. Il brano è molto moderno, ma a qualcuno potrebbe apparire monotono. Bene bene o male male? Vedremo.

I Lake Malawi ci portano in Repubblica Ceca e ci propongono la loro “Friend of a friend”. La canzone, con il suo andamento a tratti lounge e i suoi cambi di ritmo, piacerà molto ai giovani, e non solo. Bella la presentazione, a “celle” in colori fluorescenti, e grande energia ed entusiasmo da parte di questi tre ragazzi. Finale? Perché no?

L’Ungheria schiera Pápai Joci con “Az én apám”, una canzone dedicata alla figura del padre. E proprio ritratti di padri appaiono sullo sfondo dorato, mentre Joci canta da solo sul palco, completamente vestito di nero. Una presentazione semplice e di classe: forse avremmo evitato la cascata di fuochi d’artificio finale. Interpretazione molto sentita.

Un brano dance per la Bielorussia: “Like it” di Zana. I costumi e la scenografia sono molto “street music”, la canzone un po’ meno, anzi, è decisamente pop. Zana si presenta sul palco insieme a due ballerini, mentre due donne si uniscono verso la fine. Un pezzo che piacerà sicuramente ai giovanissimi. Per la finale, vedremo.

E adesso andiamo in Serbia con Nevena, senza le Moje3 di qualche anno fa. Bello il suo look da principessa dark”, con quei gioielli esagerati che riprendono le proiezioni dello sfondo e del pavimento. Nevena ha una buona voce e interpreta “Kruna” con molta partecipazione. Presentare una ballata in mezzo a tanti brani più ritmati sarà rischioso, o sarà la carta vincente?

Eccoci al Belgio, e al nostro Eliot che, malgrado la giovane età, dimostra molta professionalità e determinazione. Si presenta sul palco avvolto in una giacca oversize, in mezzo a tre tamburi suonati da due musicisti. “Wake up” è un bel brano, di grande effetto, e la vocalità di Eliot è leggera e poco invasiva. Molto radiofonico.

Un brano di grande suggestione quello della Georgia, e grande la voce di Oto Nemsadze. Sullo sfondo vengono proiettati il tracciato di un cuore, uomini che camminano, montagne innevate, mentre Oto cammina su di un ponte in legno virtuale. Sentimento, rabbia, classe si fondono nella sua interpretazione di “Sul tsin iare”, alla quale poi si uniscono i coristi. Se restasse in semifinale sarebbe davvero un peccato.

La raggiera stile “Promessi sposi” ci annuncia Kate Miller-Heidke, che canta “Zero gravity” per l’Australia. Lei e le due ballerine sembrano letteralmente sospese a mezz’aria sopra a una proiezione del mondo. Una scena sicuramente suggestiva, anche se, quando viene rivelato il “giochetto” delle pertiche, il tutto perde molto. La vocalità iniziale ci è sembrata un poco smorzata.

Arriviamo in Islanda, con una delle esibizioni più attese: gli Hatari con “Hatrið mun sigra”. Scioccante, fetish, un trionfo di rosso, borchie, gabbie, pseudo-bondage e chi più ne ha più ne metta: funziona terribilmente bene. Il contrasto fra la strofa, che definire “graffiante” è poco, e il ritornello, molto Depeche Mode, è soprendente. O si ama o si odia: vincitori o ultimo posto. Per chi scrive è sì!

Semplicità dall’Estonia: Victor Crone, nel più puro stile di Stig Rästa (fra gli autori del suo brano “Storm”), si presenta vestito di pelle e con la chitarra a tracolla. Sullo sfondo, immagini di nuvole. Il tutto è molto professionale ma rischia di essere eccessivamente minimalista, mentre la canzone è indubbiamente gradevole ma forse un po’ troppo tradizionale. Aspettiamo il risultato!

Questa è davvero un’esibizione da “bianco o nero”: parliamo del Portogallo, di Conan Osiris e di “Telemoveis”. Il rosso sembra essere uno dei colori preferiti, quest’anno, per gli sfondi: in questo caso è orientaleggiante, con rose che si scompongono. Conan e il ballerino sono in verde. Il brano è molto difficile, ma suggestivo, e stasera ci sembra di inquadrarlo meglio di quanto non abbiamo fatto nel preascolto. Anche Conan ci sembra particolarmente centrato con la voce.

Katerine Duska ci porta in Grecia con “Better love”. La scena è più rosa di Hello Kitty, ma a noi il rosa piace. Continuiamo ad avere l’impressione di ascoltare un brano di Annie Lennox, ma, del resto, anche Katerine è rimasta contenta del nostro paragone. La sua voce è davvero particolare, e proprio questa sua particolarità potrebbe portarla in finale. Noi glielo auguriamo.

E chiudiamo con Serhat e San Marino! Tutti pronti a cantare e ballare “Say na na na”! C’è poco da fare, di lui amiamo tutto: la semplicità del messaggio, l’atmosfera dance, lo sfondo optical anni ottanta, la solarità di Serhat. Non diciamo niente e incrociamo le dita!

Per San Marino, posizione favorevolissima, essendo l’ultima esibizione in gara della serata. E adesso, aspettiamo i risultati!

Passano alla finale:

  • Grecia
  • Bielorussia
  • Serbia
  • Estonia
  • Repubblica Ceca
  • Cipro
  • Australia
  • Islanda
  • San Marino
  • Slovenia