La seconda semifinale: lotta dura senza paura!Eccoci qua, davanti al maxischermo della sala stampa di Tel Aviv, per seguire la seconda semifinale dell’Eurovision Song Contest 2019! Una semifinale particolarmente difficile, che rischia di diventare un vero e proprio “bagno di sangue” al momento delle eliminazioni. Entriamo senza indugio nel vivo della gara!

Primo concorrente, l’Armenia con Srbuk e “Walking out”. La giovane cantante dalla voce molto particolare è sola sul palco, accompagnata esclusivamente da giochi di luce, e conta solo sulla propria interpretazione. Il pezzo è deciso e ritmato, e non si può certo escludere il passaggio in finale.

Il famigerato “Numero due” è occupato dall’Irlanda e dalla sua “22”, così anni Sessanta. Motivi optical, figure alla Roy Lichteinstein, atmosfera da diner, e la biondona Sarah Mc. Ternan, con le sue due ballerine, molto a proprio agio in tutto questo. Ci piacerebbe se passasse in finale; sicuramente non c’è una canzone simile in concorso, quest’anno. La vocalità, però, ci sembra un po’ debole.

La Moldavia schiera Anna Odobescu, accompagnata dai disegni su neve di Ksenia Simonova. Anna sembra vestita da sposa, e anche Ksenia non è esattamente sobria nel suo vestito stile “Via col vento”. La scena è spettacolare, ma a tratti rischia di portare in secondo piano la canzone, che, del resto, è una ballata classica già sentita. Molto brava Anna, ma basterà?

Ecco un favorito: Luca Haenni per la Svizzera. Staging semplice: colori e quattro ballerini. Ma c’è poco da fare, la canzone prende, ed è sensuale come il suo interprete, oltre a far subito venire voglia di muovere i piedi. La sala stampa sta impazzendo, e una mancata qualificazione sarebbe del tutto inspiegabile.

I Carousel ci portano in Lettonia, in “quella notte” (“That night”). Anche in questo caso si tratta di uno staging semplice: loro sono un gruppo, e non hanno bisogno di molti orpelli. La cantante è in bianco con un cappello verde a tesa stretta, e la sua voce suggestiva accarezza la melodia in modo suadente. Il passaggio in finale risulta difficile, ma non certo per scarsa qualità.

Arriva la Romania, con le sue atmosfere dark e lo sfondo neoclassico. Ester Peony è seduta in mezzo alla scena, ed esprime con voce e gestualità tutto il dolore per un amore finito. “On a sunday” potrebbe essere una sorpresa: ritmata e cadenzata, impreziosita dai vocalizzi della cantante, sta riscuotendo molto successo qui a Tel Aviv. Chissà?

“Don’t get too political”, e noi siamo d’accordo con Leonora e con la sua “Love is forever”. La performance della danese, con la sedia gigantesca, ormai è ben nota a tutti, e non ha avuto cambiamenti. La canzone è “easy” e molto orecchiabile, e la voce di Leonora si distingue. Sicuramente lotterà fino all’ultimo per la qualificazione.

La Svezia è sempre strafavorita, anche se la canzone, come in questo caso, è proprio semplicina. Lui è molto professionale, e anche molto simpatico, e forse avrebbe meritato un brano migliore. Staging quasi essenziale, con luce dorata sul retro e niente altro, e le coriste che si sentono ma non si vedono fino al secondo ritornello. Piacevole.

E ora, la bella Paenda che canta la sua “Limits” per l’Austria. La scelta del costume, con quel top a fascia, non le rende giustizia. Seduta su di uno sgabello alto contro a uno staging scurissimo, anche lei è in cerca della semplicità, e si affida solo alla suggestione del suo pezzo e alla sua voce. L’interpretazione è, a tratti, fin troppo emozionale: si sente che tiene molto a questa canzone.

Quindi voliamo, è il caso di dirlo, in Croazia, con Roko e i suoi angeli. Questo invece è uno staging molto elaborato, con Roko che inizia sdraiato, in un’atmosfera infernale e con un paio d’ali virtuali, e prosegue in una vera e propria “ascesa al paradiso”, con i suoi angeli che gli portano ali dorate. La voce è spettacolare, anche se “My dream” è piuttosto datata, come canzone. Imprevedibile la qualificazione.

Staging fumettistico anche per Malta, che inizia con Michela che si tormenta una ciocca di capelli affacciata alla finestra. La sua casa si trasforma poi in un acquario, poi nel deserto, in una sequela di effetti speciali. Ragazzi, funziona! Il ritmo e il sound sono moderni e giovani, la voce di Michela si adatta benissimo alla canzone, e la sua simpatia è uscita fuori. Dita incrociate!

“Run with the lions” è la proposta di Jurijus per la Lituania. Un altro staging semplicissimo, con il cantante in piedi da solo davanti al microfono, e tutto l’accento posto sulla canzone e sull’interpretazione. Niente da dire sulla seconda, mentre la prima è forse eccessivamente semplice e pop. Potrebbe sicuramente piacere, ma forse ha poche frecce al suo arco.

La Russia potrebbe vincere l’Eurovision? Con questo artista e con questo brano, sicuramente. Sergey Lazarev è semplicemente un grandissimo professionista con una voce potente e un grande carisma, il brano è drammatico quanto basta e molto ben costruito, e lo staging con gli specchi e la pioggia che esprimono la sofferenza per un amore sbagliato è davvero indovinato. “Scream” andrà lontano.

Adesso, la nostra amica Jonida Maliqi per l’Albania. Sappiamo che è una fashionista, e infatti indossa un prezioso abito nero e oro. A parte questo, la voce è davvero eccezionale, e l’unico ostacolo al passaggio in finale potrebbe essere la “troppa” qualità della canzone, bellissima, etnica e poco adatta al grande pubblico.

La Norvegia schiera i simpatici e bravi Keiino. La canzone riecheggia un po’ troppo “Monsters” di Saara Aalto, ma il tema è davvero importante, e la voce del sami Fred assolutamente sorprendente e affascinante. Anche in questo caso lo staging è semplice e ci si basa solo su voci e interpretazioni, oltre che su qualche proiezione sullo sfondo.

“Arcade” di Duncan Laurence è una canzone davvero molto bella, e come sappiamo è superfavorita per la vittoria. La domanda è se basterà questa atmosfera intimista, con il cantante semplicemente seduto alla tastiera, per piazzare i Paesi Bassi al primo posto fra le preferenze degli europei. Manca forse quel minimo di orecchiabilità, ma giurie e televoto potrebbero essere più raffinati di quello che crediamo.

Ecco un altro brano importante: quello della Macedonia del Nord, che schiera Tamara Todevska con la sua “Proud”. Anche lei, come Lazarev, conta sulla multiproiezione di se stessa, abbigliata in un largo abito verde smeraldo. L’interpretazione intensa commuove, il messaggio è chiaro, diretto e necessario: ragazze, siate orgogliose di voi stesse.

Due arti robotici proiettano sul pezzo di Chingiz un cuore che batte: è lo staging di “Truth”, il brano dell’Azerbaijan. Energetico, ben eseguito, ma secondo chi scrive molto meno significativo di molti altri brani in gara. Anche in questo caso, forse Chingiz avrebbe meritato di più: ascoltate il mugham centrale. Vedremo se si qualificherà.

Ed è tutto per i brani in gara: aspettiamo le eliminazioni con il batticuore, sarà una serata molto difficile!

Passano alla finale di Sabato 18 Maggio:

  • Macedonia
  • Olanda
  • Albania
  • Svezia
  • Russia
  • Azerbaigian
  • Danimarca
  • Norvegia
  • Svizzera
  • Malta