Eccoci alla finale! Risultato scontato, oppure...?Netta in veste di pilota e Jon Ola Sand nella torre di controllo: ecco l’inizio di questa serata finale dell’Eurovision Song Contest 2019. Voli di droni su Tel Aviv, lanterne, biciclette illuminate, due file di camion a delimitare la pista di atterraggio: bisogna dirlo, questi filmati iniziali si fanno sempre più spettacolari. Alla fine, Netta “atterra” direttamente sul palcoscenico e accenna la sua “Toy” per dare il via alla passerella dei cantanti. Dopo alcune presentazioni, una Dana International gialla come il sole ci dimostra di essere ancora perfettamente “Diva”. Altre presentazioni, poi è il turno di Ilanit che intona “Ey sham”. Ancora, Nadav Guedj con “Golden boy”.

Tocca a Malta l’onore di aprire la gara: Michela ha il difficile compito di “attaccare a freddo” con la sua “Chameleon”. E’ abbastanza ovvio vederla più rilassata, sicura e sorridente rispetto alla semifinale. Ci sembra che si muova anche di più, sempre nei limiti di chi comunque deve cantare. Ottimo inizio per questa serata!

Postazione “maledetta” per l’Albania, che schiera Jonida Maliqi con la sua “Ktheju tokës”. Ci sembra che Jonida abbia “pulito” la propria performance da certi eccessi che, nella semifinale, le aveva procurato la grande emozione con la quale interpreta sempre il suo brano. Un’esibizione comunque coinvolgente e ricca di pathos.

Terza esibizione, quella dei Lake Malawi per la Repubblica Ceca. “Friend of a friend” è uno dei brani più contemporanei di questa edizione, e strizza l’occhio al pubblico giovane. Lo staging ricco di colore non fa che aggiungere grinta e allegria al tutto. Forse si potevano evitare le incitazioni da concerto verso la fine: all’Eurovision non pagano mai.

In qualche modo abbiamo avuto l’impressione che l’attacco di “Sister” da parte, appunto delle S!sters, fosse un poco anomalo. In realtà, dopo pochi secondi le voci delle ragazze hanno mostrato di nuovo tutto il loro splendore, armonizzandosi perfettamente. La canzone, però, ci pare proprio debole, e non sappiamo cosa pensare riguardo al risultato finale della Germania.

I giornalisti russi si stanno riunendo per acclamare il loro eroe, Sergey Lazarev. Si sono portati anche una vuvuzela. Ne hanno motivo: la performance è sentita e commovente come al solito, e lo staging “ricco ma non troppo” fa il resto. Per qualcuno “Scream” ha un po’ troppo un andamento “da musical”, ma a chi scrive sembra uno dei migliori brani in gara. Ci è sembrato, però, di sentire un acuto leggermente fuori tono.

Ben diverso lo stile della canzone di Leonora, che canta per la Danimarca. Oramai ci è entrata in testa questa musichetta orecchiabile, e negli occhi l’immagine della cantante appollaiata sulla sedia gigante in mezzo ai suoi ballerini. Sicuramente un pezzo che rimarrà nel cuore dei fans eurovisivi, questa “Love is forever”, ma non prevediamo un grande risultato per stasera.

Bellissimo vedere tutta la sala stampa cantare “Say na na na” insieme a Serhat! Quest’anno San Marino ha davvero fatto centro, e si è presa una clamorosa rivincita su tutte le mancate finali. Per fortuna l’esibizione incerta della semifinale è un ricordo, e Serhat esegue il brano in modo impeccabile. Occhio, perché potrebbe fare meglio del previsto.

Adesso attenzione al testo, perché “Proud” di Tamara Todevksa è un vero e proprio manifesto da imparare a memoria. Tamara è molto emozionata, tanto che registriamo un’incertezza vocale nel primo ritornello, come se l’emozione le soffocasse per un attimo la voce. In ogni caso, la Macedonia del Nord può essere veramente orgogliosa, e Tamara può sentirsi vendicata di quel 2008 in cui la finale le fu scippata dal “Golden ticket” che le giurie assegnarono alla Svezia invece che a lei.

Grande entusiasmo anche per la Svezia, anche se “Too late for love” è semplicemente una canzoncina orecchiabile e fin troppo sentita e risentita. E’ ovviamente l’interpretazione di John Lundvik a salvare il tutto, e il quartetto femminile stile gospel aggiunge il tocco finale. Purtroppo, piccola défaillance anche per lui…

Sempre grande atmosfera per il brano sloveno. Zala Kralj & Gašper Šantl sembrano due pupazzi di neve e ghiaccio nell’interpretazione della loro “Sebi”. Il tutto risulta un poco statico, ma sicuramente si tratta di un pezzo di gran classe che potrebbe fare centro anche da noi. Resta da vedere quale sarà il risultato questa sera.

Ed ecco la diva sorridente di questa edizione: Tamta, che rappresenta Cipro con “Replay”. In sala stampa la acclamano anche i greci. Non c’è molto da aggiungere a una performance energetica e coinvolgente: chi cerca un brano dance è accontentato. Basterà per un buon risultato? Vediamo.

Qui siamo davanti al vincitore annunciato, secondo i bookmakers: Duncan Laurence con “Arcade”. C’è poco da dire, il brano è molto bello, la semplicità dell’esecuzione seduto alla tastiera è una boccata d’aria fresca, e la vocalità stasera ci sembra buona. Vediamo se i televotanti ci manderanno ad Amsterdam il prossimo Maggio.

Adesso, Grecia! Le bandiere bianche e blu riprendono a sventolare per tutta la sala stampa, e la voce “lennoxeggiante” di Katerine Duska intona ancora una volta “Better love”. Esibizione molto più sicura rispetto a quella della semifinale, ma, fra tante canzoni molto forti, questa rientra fra quelle che rischiano di perdersi.

Arriva il padrone di casa, Kobi Marimi, con la sua “Home”, che, per la verità, qui in Israele divide il pubblico. Dagli omaggi in sinagoga (dove la musica è stata usata per cantarvi sopra parole sacre) e dai display dei parcheggi che gli augurano buona fortuna, ai giudizi negativi di molti che considerano la sua canzone troppo antica. La voce, però, c’è tutta, e l’interpretazione anche.

Tutta la sala stampa sottolinea il canto sami di Fred, mentre i Keiino cantano la loro “Spirit in the sky”. Sicuramente la Norvegia ne ricaverà una postazione alta, anche se per il podio ci sembra dura. Forse sarebbe stata una buona idea mettere più in evidenza il canto di Fred rispetto alla parte puramente pop.

Siamo al momento della verità anche per il Regno Unito. Michael Rice ha sicuramente un’ottima voce, ma anche in questo caso la canzone, “Bigger than us”, è troppo marcatamente pop per impressionare veramente. Stranamente, l’acuto centrale ci è sembrato “interrotto”.

Favoritissima Islanda, con gli Hatari. Occhio, che il prossimo anno potremmo ritrovarci a Reykjavik. “Hatrið mun sigra”, urla il cantante dalla voce di carta vetrata (ogni volta mi chiedo se abbia un assistente che gli passi le pastiglie per la gola appena scende dal palco). Scherzi a parte, qui funziona tutto, e funziona molto bene. Scioccante Islanda!

Un’esibizione come quella che abbiamo appena visto polverizza tutto quello che tocca, e temiamo che questa fine toccherà non solo al Regno Unito, ma anche all’Estonia. Per carità, Victor Crone stasera tira fuori tutta la grinta possibile, ma ciò non toglie che “Storm” sia un semplice brano pop che passa come acqua fresca. Ma magari ci sbagliamo.

La Bielorussia, quasi ogni anno, è al centro di qualche scandalo: stavolta si tratta della squalifica della giuria, colpevole di avere rivelato alla stampa le preferenze espresse nella prima semifinale. Chi scrive continua a pensare che questa ambientazione “street music” abbia poco o niente a che vedere con un brano pop come “Like it”, ma Zena ha mestiere.

Azerbaijan! Certo che non ci dispiacerebbe tornare a Baku, ma, malgrado la grinta e la presenza di Chingiz, non ci pare che questo sia l’anno. “Truth” è un midtempo dance che rischia di perdersi fra gli altri dello stesso genere. Poi, magari avremo sorprese. Chissà.

Voici la France! Bilal ha avuto dei problemi vocali nell’esibizione di ieri, a quanto ci dicono. Oggi ci sembra che canti molto bene. Molto significativa la messa in scena con la ballerina oversize, che ci racconta che le grandi qualità si trovano spesso nelle persone insospettabili, e che non dobbiamo giudicare dall’aspetto fisico. Francia con buone possibilità.

Per Mahmood, scusate ma ci asteniamo… Troppo occupati a fomentare la sala stampa! Diciamo solo: dita incrociate!

Difficile l’accostamento con la ballata drammatica della Serbia. Il mood potrebbe bloccarsi o virare. Nevena comunque esegue molto bene la sua “Kruna”. Chi l’avrebbe detto che la biondina delle Moje3 sarebbe arrivata a questi livelli? Davvero brava.

Luca Haenni è pronto a infiammare la platea per la Svizzera. Voglia di ballare a tremila, voglia di estate, sole e caldo. “She got me” ha tutti i numeri per diventare un tormentone estivo, di quelli che passano i confini. Qui tutti applaudono a tempo. Un’ottima chance, per la Svizzera, di affrancarsi dalle défaillances degli scorsi anni.

Alziamoci in volo con l’Australia, almeno fino a che le pertiche a vista non ci riveleranno il gioco (secondo chi scrive, un grave errore). Va bene che è “Zero gravity”, ma insomma. La voce di Kate Miller- Heidke è molto migliore rispetto alla semifinale, ma rendiamoci conto che questa è una di quelle performances che si amano o si odiano.

E se il pubblico preferisse l’energetica performance di Miki? Sarà una canzoncina scontata, ma a noi pare indovinata in tutto: nel testo non banale, nel ritmo incalzante, anche nella scenografia che sembra una casa di bambola da fumetto. E lui non canta neppure male. Finale da urlo!

E adesso, che dire? Aspettiamo… Madonna? No, no, a noi interessano le votazioni. Dita incrociatissime!