Qui Sala Stampa Lucio Dalla del Palafiori: sono le 20:53 e siamo già tutti qui, pronti per completare l’ascolto delle canzoni in gara al Festival di Sanremo 2020. Sta già scorrendo l’introduzione di Amadeus e Fiorello, e noi siamo impazienti di seguire il primo duello fra le Nuove Proposte, e neanche Fiorello vestito da Maria De Filippi riesce a distrarci.
Finalmente arriva la prima sfida: Gabriella Martinelli e Lula contro Fasma. Attesissime le prime, con la loro “Il gigante d’acciaio”, ispirata alla vicenda della Ilva di Taranto. Gabriella è alla chitarra, Lula alla batteria. Il pezzo parte come un rock un poco distorto, che la bella voce della Martinelli affronta con passione e sicurezza. Verso la fine arriva il rap arrabbiato di Lula, che non prescinde da una certa musicalità. Il testo è da dieci. Signori, questi sono i talenti! A seguire Fasma, in un curioso cappotto lungo bicolore, intona “Per sentirmi vivo”. L’interpretazione è molto personale, leggermente impastata, a metà fra l’incerto e il rabbioso, e il ritmo incalzante del pezzo prende. Il talento c’è indubbiamente anche qui, e non sarà facile scegliere. Alla fine la spunta Fasma.
Si passa subito al secondo duello: Marco Sentieri contro Matteo Faustini. Comincia il primo con “Billy Blu”, brano postumo di Giampiero Artegiani. Inizia come un rap di classe, su base molto lounge, e acquista una certa musicalità dopo una strofa. Il testo è uno dei migliori, anche se il lieto fine abbastanza irreale lo stempera un poco. “Nel bene e nel male” è invece il pezzo di Matteo Faustini. Una ballata dalla strofa quasi recitata e dal crescendo verso il ritornello, con delle belle frasi nel testo. La sfida è vinta da Marco Sentieri.
Prima di iniziare la gara dei big, un ricordo di Fabrizio Frizzi, per il quale Amadeus fa salire sul palco la vedova Carlotta Mantovan. Poi si torna alla spensieratezza con Fiorello, anche se le gag sul balletto, classico o moderno che sia, risultano da tempo un tantino datate… Forse più carina la gag con “La classica canzone di Sanremo”, almeno è autoironica. Ma facciamo notare che mancano cinque minuti alle dieci e non ha ancora cantato il primo big… E, visto che è presto, arriva pure Nicola Savino.
Passate le dieci, finalmente si inizia con il debutto di Piero Pelù. L’inizio di “Gigante” ricorda “Il mio corpo che cambia”, e ci fa piacere che il nostro Piero non si sia “festivalizzato”. Il ritornello è più cantabile, e ricorda effettivamente le sigle dei cartoni animati. Del resto, la canzone è dedicata al nipote; peccato che questa concessione alla tenerezza snaturi un poco il suo stile. Comunque una buona prova, e un ulteriore schiaffo al “Largo ai giovani”.
E adesso, finalmente viene soddisfatta la nostra curiosità di ascoltare Elettra Lamborghini. Intanto è già notevole la tutina in lamé beige con pantalone simil-brasiliano. Del resto, anche la musica è molto “carioca” (e Gualazzi non c’entra). La classica hit estiva che prende subito, cantata con un filo di voce. La cosa migliore è il titolo, “Musica e il resto scompare”. Ovviamente non poteva mancare il twerking…
Purtroppo stasera lo show è molto più lento, infatti rientra Fiorello e chiama sul palco il suo amico Novak Đoković per cantare “Terra promessa”.
Con molta lentezza si torna alla gara, ed entra Enrico Nigiotti. Sulla base di un semplice arpeggio di tre note inizia quasi sussurrando, poi esplode nel ritornello, ma sempre mantenendo classe e misura. “Baciami adesso” è una riflessione sull’orgoglio che tiene lontano chi si ama. La voce è più tagliente del solito, si vede che il brano lo emoziona.
Debutto anche per Levante, con “Tikibombom”. Bella in rosa, gonna lunga e top che sembrano quasi di spugna. La canzone parte quasi in sordina, è un midtempo molto suggestivo che parla di diversità e del diritto di restare sé stessi anche se si viene considerati l’ultima ruota del carro. Non altissima la prestazione vocale.
Finalmente, per la gioia dei fans dei Beatles, arrivano i Pinguini Tattici Nucleari. Melodia molto “Sgt. Pepper’s”, con abbondante uso degli ottoni, per il pezzo dedicato a “Ringo Starr”. Sonorità beatlesiane con venature ska, grande ironia nel testo che suggerisce di apprezzare la condizione degli “ultimi”. Chissà se Ringo la apprezzerà!
Sicuramente apprezzabilissimo il duetto fra Tiziano Ferro e Massimo Ranieri su “Perdere l’amore”, ma la gara grida vendetta. Perché non concludere prima le esibizioni dei big?
Sembra che anche Amadeus sia già stanco morto, visto che ha appena presentato Tosca sostenendo che “ha vinto il Festivalbar insieme a Ron”. Se aspettavamo l’artista, Signori, eccola. Sonorità che molto devono a Luisa Sobral, e ricordano anche Mariella Nava, una costruzione ardita e difficile, un’interpretazione inarrivabile con una chiara contaminazione teatrale. Se questo fosse il Festival della qualità musicale, “Ho amato tutto” sarebbe la canzone vincitrice.
Un momento di vera commozione è la presentazione di “Io sono Paolo”, la canzone che Paolo Palumbo, malato di SLA, ha presentato alle selezioni di Sanremo Giovani insieme a Christian Pintus. Non è stata ammessa, ma l’importanza del tema ha indotto Amadeus a farla eseguire comunque sul palco. Al di là di tutto, è un pezzo davvero apprezzabile, con il solito inizio rap e il ritornello cantabile. A qualcuno dà fastidio un malato di SLA sul palco? A noi no.
Arriviamoall’evento italiano ed eurovisivo del momento: la reunion dei Ricchi e Poveri. Amadeus la definisce “Un sogno”: certo è che non speravamo di rivederli insieme, non solo a causa del litigio con Marina, ma anche per la tragedia che, proprio a Sanremo di un paio di anni fa, ha colpito Franco Gatti. Iniziano con un remix de “L’ultimo amore”, il loro primo singolo, cover di “Everlasting love”. Segue “La prima cosa bella”, poi “Che sarà”. Manco a dirlo, alla fine si inserisce Fiorello per un bis. Alla fine, un medley delle canzoni che Marina non ha mai cantato con loro: “Sarà perché ti amo” (solo in prova a Sanremo, prima di andarsene dal gruppo), e “Mamma Maria”.
Con grande rispetto per la gara, viene introdotto un altro ospite, Zucchero. Il suo primo brano è “Spirito nel buio”, poi “La canzone che se ne va” e “Consapevole libidine”.
Sono le 00:21 e la gara riprende. Arriva il nostro Francesco Gabbani, e si siede al pianoforte per cantare “Viceversa”. Che classe questo midtempo così jazzy, con la strizzatina d’occhio dei leggeri fischi nel ritornello. Sempre ottima la voce di Francesco, arguta la scrittura, con un’ottima scelta delle parole. Sembra davvero troppo “alta” per ottenere un buon risultato.
Incredibile: quasi subito canta anche Paolo Jannacci. Sembra di sognare, sembra di rivedere su quel palco suo padre, ma è solo un’impressione visiva: la voce, dolce e impostata, non ha niente del timbro tagliente di quella di Enzo, e la ballata “Voglio parlarti adesso” è lontana anni luce dal sarcasmo e dall’ironia del genitore. Una lettera d’amore alla figlia, un brano semplice, ma di classe.
Evidentemente non avevamo ancora ascoltato abbastanza ospiti, quindi arriva anche Gigi D’Alessio per cantare “Non dirgli mai”. Per fortuna è comprensivo e ci lascia subito… al collegamento con Radio RAI. Proprio non è possibile snellire?
Finalmente arriva il prossimo cantante in gara, e, visto il ritardo, non può essere che Rancore. L’espressione, in effetti, è truce, e questo “Eden” che ci canta, per noi, si traduce in un Festival senza fronzoli, che finisca a mezzanotte. Scherzi a parte, si tratta di un rap costruito su di una base da carillon che si evolve in accenti quasi sinfonici, e che nel ritornello aumenta il ritmo. Sicuramente interessante, ma in certi punti non sono molto chiare le parole.
Ancora Massimo Ranieri, che torna per cantare “Mia ragione”. Niente da dire, è un mito assoluto, ma siamo davvero provati, a quest’ora. Segue Tiziano Ferro, con il medley “Sere nere/Il regalo più grande/Non è la fine”. Gli siamo grati comunque, perché rimarca anche lui che ormai “si è fatta una certa”.
Junior Cally arriva senza maschera, e dice “No grazie” all’ora tarda. E’ il rap più “pompato” del festival, e, magari vi farà ridere, ma ricorda moltissimo “Ma che bella giornata” di Ugolino: evidentemente, anche negli anni Sessanta qualcuno era molto avanti. Il testo distrugge destra e sinistra, come si addice a un vero rapper, e non ci abbandona il sospetto che tutte le polemiche delle scorse settimane non fossero che una strumentalizzazione per penalizzare una canzone “scomoda”. Vi consigliamo, piuttosto, di ascoltare e riflettere.
Il monologo di Emma D’Aquino sulla libertà di stampa è di sicuro interesse, ma anche in questo caso non ci sembra il contesto adatto (e neppure l’ora): quanti lo ascolteranno veramente?
Ce la possiamo fare: la gara riprende con Giordana Angi. L’aspetto ricorda Dolcenera, ma la voce è sicuramente più dolce e melodiosa. Il brano “Come mia madre” è una ballata classica che si apre in un leggero urlato nel ritornello. Magari il rapporto genitori-figli rischia di essere un po’ troppo sfruttato, nel panorama musicale nostrano.
Finalmente Michele Zarrillo riesce a guadagnare il palco, e per fortuna la prende con leggerezza, col sorriso. Questo è uno Zarrillo uptempo, lontano anni luce dal suo ultimo filone iperromantico e molto più vicino ai suoi inizi. “Nell’estasi o nel fango” è un brano per lui sorprendente, ed è un peccato sprecarlo a quest’ora. Leggero, arioso come un viaggio di inizio estate, e cantato con una bellissima energia ritrovata. Dulcis in fundo!
Prima di arrivare alle classifiche ascoltiamo anche il monologo di Laura Chimenti, una lettera alle figlie per la quale vale il discorso fatto finora: forse certi argomenti andrebbero approfonditi meglio, e in un’altra sede.
Ecco quindi la classifica di questa sera:
1 – Francesco Gabbani
2 – Piero Pelù
3 – Pinguini Tattici Nucleari
4 – Tosca
5 – Michele Zarrillo
6 – Levante
7 – Giordana Angi
8 – Paolo Jannacci
9 – Enrico Nigiotti
10 – Elettra Lamborghini
11 – Rancore
12 – Junior Cally
e la classifica generale delle due serate:
1 – Francesco Gabbani
2 – Le Vibrazioni
3 – Piero Pelù
4 – Pinguini Tattici Nucleari
5 – Elodie
6 – Diodato
7 – Irene grandi
8 – Tosca
9 – Michele Zarrillo
10 – Levante
11 – Marco Masini
12 – Alberto Urso
13 – Giordana Angi
14 – Raphael Gualazzi
15 – Anastasio
16 – Paolo Jannacci
17 – Achille Lauro
18 – Enrico Nigiotti
19 – Rita Pavone
20 – Riki
21 – Elettra Lamborghini
22 – Rancore
23 – Bugo e Morgan
24 – Junior Cally
La giuria demoscopica mette quindi Gabbani al primo posto. Ma tutto può ancora cambiare. Teniamo le dita incrociate!