Ci sono artisti che, per quanto non giovanissimi, messi da parte, mai vincitori, rimangono saldi nella memoria di chi davvero segue e ama l’Eurovision Song Contest. Il norvegese Jahn Teigen era uno di questi, e la notizia della sua morte, avvenuta ieri a 70 anni, ci ha lasciati tutti un poco interdetti. Teigen era un’istituzione della musica norvegese, tanto che la sua città natale, Tønsberg, nel 2012 gli ha perfino dedicato una statua, posizionata davanti alla Casa della Cultura, che da ieri, ovviamente, è meta di pellegrinaggio da parte dei fans.
La carriera di Jahn è iniziata negli anni Sessanta, ma il successo è arrivato quasi un decennio più tardi, prima come componente del gruppo rock Popol Vuh, e più tardi nel gruppo musical-umoristico Prima Vera.
Il 1978 fu l’anno della sua prima partecipazione all’Eurovision Song Contest, da solista. La canzone a lui affidata, “Mil etter mil” (Miglio dopo miglio), era un brano dall’andamento tranquillo che, evidentemente, non riscosse il favore delle giurie: Teigen è infatti ricordato per essere il primo vero “Nul pointer” nella storia del festival, tanto che Tim Moore lo volle disegnato sulla copertina del suo libro “Nul points” del 2006, nel quale celebra quegli artisti che, negli anni più recenti del festival, hanno chiuso la gara a zero punti. Con un leggero spirito, Moore racconta l’andamento delle votazioni: “Per la Norvegia, “Mil etter mil” stava diventando “Nil etter nil”…”.
Dalle terribili débacles, però, spesso nasce un nuovo successo. “Mil etter mil” fu inserita, con una certa autoironia, nell’album “This year’s loser” (Il perdente di quest’anno), che fruttò a Teigen il primo premio nella categoria “Miglior artista maschile” dello Spellemanprisen, riservato agli artisti norvegesi che si sono particolarmente distinti nell’anno precedente.
Nel 1982 Teigen tornò all’Eurovision Song Contest in coppia con l’allora moglie Anita Skorgan. Si trattava, stavolta, di una dolce ballata di grande atmosfera, nella quale Anita eseguiva principalmente l’accompagnamento pianistico, oltre al controcanto. Si piazzarono dodicesimi.
La terza e ultima partecipazione di Teigen avvenne da solista, nel 1983, con “Do re mi”, nella quale si accompagnava alla chitarra. Era una canzone delicata ma gioiosa, molto accattivante, nella quale Anita figurava come co-compositrice, oltre che come corista. Fu il suo più alto piazzamento: ottavo posto.
Oltre alle sue partecipazioni eurovisive, rimarchevole quella al Melodi Grand Prix nel 1986 in coppia con Lise Rypdal, con il brano “Voodoo”. Con lo spirito che sempre lo contraddistingueva, Teigen aveva indossato un costume da scheletro, e fu questo che impressionò principalmente il pubblico. In realtà, la canzone era molto interessante al di là dei travestimenti.
In realtà, la carriera di Teigen non è stata solamente legata all’Eurovision Song Contest, con ben 17 album da solista e un numero imprecisato di singoli, che ne fanno uno dei capisaldi della musica norvegese.
OGAE Italy si unisce al dolore della famiglia di Jahn Teigen e di tutti coloro che gli erano vicini. Vorremmo ricordarlo però non con il suo peggior risultato né con un addio, ma con la sua entry eurovisiva più allegra e scanzonata: “Do re mi”.