Questo sarà un anno diverso dagli altri, un Sanremo senza gruppo d’ascolto, ma con un divertimento che non sarà intaccato perché gli ingredienti ci sono tutti e, soprattutto, perché tra oggi e domani potremo ascoltare tutti i brani e cominciare a farci un’idea su chi potrà rappresentarci al meglio anche sul palco eurovisivo.
La prima serata è quella del collaudo, quella che ha permesso all’intera squadra di vedere davvero come gestire tutto, tra le norme di sicurezza e l’assenza di pubblico, anche se la promessa è stata quella di avere “cinque giorni di spensieratezza misurata”.
Con la scenografia ci ritroviamo in una sorta di “Stargate” verso un futuro migliore, forse un modo per esorcizzare il momento, ma a me sembra un tentativo per creare un palco degno di una nuova, la terza, organizzazione italiana dell’Eurovision, di cui, ricordiamolo, il Festival di Sanremo rappresenta la nostra selezione nazionale.
Ad accompagnare Amadeus per le cinque serate è, come lo scorso anno, Fiorello, ma ci sarà una piccola modifica nella squadra che ha vinto tutto nel 2020., durante il suo primo intervento, il riferimento alle poltrone vuote colpisce. intanto appare un po’ richiamando Achille Lauro, interpretando Grazie dei fiori.
Parte subito la gara con i 4 giovani che si contendono un posto in finale.
Tra le nuove proposte non c’è più l’eliminazione diretta in uno scontro a due, ma viene stilata una classifica dei quattro giovani che si susseguono.
La gara dei giovani è aperta da Gaudiano, con Polvere da sparo. Un brano intenso e coinvolgente, a tratti sconvolgente, che riesce a far empatizzare tutti con ciò che Luca ha vissuto e sta condividendo. Si sente il suo dolore e la necessità di andare oltre. Peccato che la gara tra i giovani non sia anche aperta a livello eurovisivo perché un brano di questo tipo, nonostante il bisogno di leggerezza, ci starebbe bene anche sul palco di Rotterdam.
Arriva la giovanissima Elena Faggi, la più giovane in gara, avendo appena compiuto 19 anni, con un brano, Che ne so, allegro che riesce ad alleggerire i pensieri.
Un tocco di Indie arriva con Avincola, un look buffo e una voce che sembra voler fare quel Goal! Di cui parla con la sua canzone.
Folcast porta un sound internazionale, grazie al fatto che ha Tommaso Colliva tra gli autori e si sente. Pur avendo un tocco internazionale, il brano è tipicamente italiano.
La classifica dei giovani vede premiare Gaudiano e Folcast che quindi risentiremo venerdì.
Finita la gara delle Nuove Proposte si entra nel vivo della serata con un Opening Act che nelle intenzioni ha ricordato la mitica Love Love Peace Peace cantata da Måns Zelmerlöw e Petra Mede durante l’Eurovision 2016.
L’apertura della serata è nelle mani e nella voce di Diodato, vincitore della scorsa edizione del Festival e che avrebbe dovuto rappresentare l’Italia a Rotterdam con la struggente “Fai Rumore”.
La resa all’Ariston fa tornare alla mente l’esibizione all’Arena di Verona, durante lo speciale “Europe shine a light”. Durante la serata, quando è tornato, ha ricordato anche quel momento.
Oggi si sono esibiti 13 dei 26 Big in cerca del Leone e tra cui potrebbe esserci il nostro rappresentante all’Eurovision Song Contest.
La gara è aperta da Arisa. Lei ha dichiarato più volte il desiderio di partecipare all’ESC, cosa che non le fu possibile fare quando vinse il Festival nel 2014, poiché in quell’occasione si optò per una scelta interna e Sanremo non rappresentò la base per la scelta dell’artista eurovisivo.
Il suo brano, Potevi fare di più, è una storia di libertà, tra la sofferenza e la ricerca della gioia e della consapevolezza. Sonorità classiche che riporta un po’ indietro nel tempo e la sua voce accompagna un testo intimo e lo fa con forza ed eleganza, anche grazie ad un dialogare con l’orchestra. Una voce come la sua non può che farci ben figurare in chiave eurovisiva e il brano aiuta non poco.
Il volto femminile della serata è quello di Matilda de Angelis, giovanissima attrice italiana che si sta facendo conoscere in tutto il mondo, che arriva sul palco per presentare i prossimi artisti in gara.
Si tratta di Colapesce e Dimartino, tra i più importanti autori degli ultimi anni, uno stile inconfondibile il loro, che con Musica Leggerissima portano un “pop esistenzialista” che, per quanto interessante, forse non sarebbe la scelta giusta in chiave eurovisiva. Ma il brano merita molto nel suo crescendo continuo, nei suoi riferimenti colti e soprattutto per un testo non banale e un arrangiamento che unisce e mostra le peculiarità di entrambi.
Ospite fisso è Zlatan Ibrahimović che oggi in conferenza stampa ha ricordato che in Svezia esiste il Melodifestivalen e che gioca a fare il direttore artistico e presenta il prossimo cantante.
Arriva Aiello, con Ora, porta un mix di generi tra street-pop, musica latina, urban e cantautorato italiano, a cui fa bene anche la presenza dell’orchestra. Racconta l’amore dalla parte di chi non riesce a superare un amore finito e mostra il peggio a chi viene dopo. Un pop contemporaneo interessante anche in ottica dell’Eurovision e anche l’ottima presenza scenica aiuta, peccato per le incertezze live che ne hanno minato l’esibizione.
Tra gli ospiti, in rappresentanza di tutti gli operatori sanitari, abbiamo Alessia Bonari, infermiera diventata suo malgrado simbolo della lotta al Covid attraverso i suoi selfie.
Arriva sul palco dell’Ariston Francesca Michielin, accompagnata da Fedez, con Chiamami per nome. Francesca è già stata all’Eurovision nel 2016, grazie al secondo posto ottenuto a Sanremo in quella edizione e alla rinuncia degli Stadio. L’esperienza a Stoccolma le è rimasta nel cuore e ha più volte dichiarato di volerla rivivere, seppur non sia stata fortunatissima.
Un brano fresco e nuovo rispetto alle collaborazioni precedenti tra i due artisti, con un inizio minimale e la voce di Francesca che quasi trasporta in un mondo onirico; non sarebbe male rivedere lei in ottica eurovisiva e il brano è interessante anche grazie all’intesa tangibile tra i due. Poi la presenza di Fedez non sarebbe poi così strano. Dal punto di vista social sarebbe un evento e la sicura attenzione che presterebbe Chiara Ferragni, moglie di Fedez, potrebbe dare risalto all’Eurovision Song Contest, anche tra chi ancora non lo conosce.
Arriva sul palco Loredana Berté che viene giustamente celebrata e mostra la grinta che ricordavamo anche nel 2019.
Arriva adesso Max Gazzé, accompagnato da un misterioso ensemble composto da sagome, al Trifluoroperazina Monstery Band, a portare ironia e sagacia con Il farmacista. Una rincorsa dei rimedi ai mali in maniera più strana possibile, un up-tempo rock andante, che fa tornare alla mente anche Sotto casa, una performance divertente con un aspetto scenico che fa venire in mente proprio le esibizioni dell’ESC. E a proposito di questo non ci starebbe poi così male. Anche qualora non fosse colto fino in fondo in testo, a conquistare potrebbe essere il mood e la sonorità.
Prima di presentare il cantante successivo, non manca un riferimento a Patrick Zaki e alla situazione che lo riguarda.
Noemi sale sul palco con una nuova immagine, ma non delude chi la conosce bene. Con Glicine trasmette le sue emozioni, in un sound intimo che crea una dimensione unica tra il passato e il moderno, forse un po’ ostico al primo ascolto ma ricco di immagini vivide e un linguaggio ricercato. La sua voce calda aiuta e potrebbe conquistare anche il pubblico europeo che dall’Italia si aspetta sempre il bel canto e un po’ di ricerca.
Prima di andare avanti è arrivato il momento del primo dei cinque “Quadri” che sono stati promessi da Achille Lauro.
In questo primo quadro omaggia il Glam Rock con un look che ricorda Velvet Goldmine e David Bowie, tra lacrime di sangue e piume rosa, eseguendo il brano Solo Noi.
Madame è la più giovane tra i big in gara, ma non si nota grazie alla sua sicurezza sul palco. Con Voce porta un brano in cui si ricerca la propria identità, sé stessi nel caos del mondo. Una “botta emotiva” con sonorità urban che si lascia guidare dall’orchestra. Il genere non me la fa immaginare sul palco di Rotterdam, anche se potrebbe essere una buona novità.
I momenti non musicali cominciano ad essere troppi e l’assenza del pubblico li rendono un po’ fuori luogo, ma ci sono e dobbiamo tenerceli.
Ottavi campioni in gara sono i Måneskin, con Zitti e buoni. Una presenza scenica indubbiamente forte, come il brano. Un pezzo energico che riprende il percorso che hanno mostrato nella brevità della loro carriera. Sono sicuramente da tenere sott’occhio proprio in chiave eurovisiva. Sarebbero una novità per l’Italia e loro sono davvero bravi, nonostante la giovane età. Forse proprio questo potrebbe dare una spinta in più.
Ghemon arriva con Momento perfetto e racconta, con un pezzo energico, la ricerca della rivincita personale. Tra jazz, soul, swing, un po’ di funky e il rap da cui proviene: una sperimentazione che però si fa apprezzare senza sembrare leziosa. Lascia sospesi e questo è più che positivo come concetto musicale che potrebbe essere visto bene anche a Rotterdam.
Un saluto, l’ultimo a Claudio Coccoluto, prima di un nuovo show di Fiorello a cui seguono i decimi cantanti in gara.
Arrivano i Coma_Cose con Fiamme negli occhi, un racconto di alti e bassi con una sonorità che ha un po’ di tutto, dall’elettronica al richiamo al passato, ricordando gli anni ’90 in un tappeto fatto di immagini e metafore che probabilmente non sarebbero comprese a pieno su un palco europeo.
Siamo quasi alla fine della serata e arriva sul palco Annalisa, con la sua Dieci. Lei è già conosciuta anche tra gli eurofan essendo stata la vincitrice dell’OGAE Second Chance del 2018. Un nome che potrebbe sicuramente fare bene sul palco dell’Eurovision grazie a quel mix fatto di presenza scenica, tecnica vocale, voce e repertorio pop in bilico tra leggerezza e classicità. Dieci è una dichiarazione d’amore per la musica, con sonorità da ballad moderna con l’elettronica che però viene mitigata dalla presenza dell’orchestra e dal carico emotivo che ne viene fuori.
Torna Diodato con la sua “Fino a farci scomparire” e, non poteva mancare, “Che vita meravigliosa”.
Il penultimo campione in gara è Francesco Renga che con Quando trovo te sorprende con un brano in bilico tra un Up-tempo a cui non ci ha abituato in chiave sanremese e una ballad. Una sonorità che richiama il passato più recente e il presente musicale con un po’ di elettronica che non guasta. Forse non è un brano che vedrei bene sul palco europeo, nonostante abbia tutte le caratteristiche utili per piacere al pubblico europeo.
A chiudere la gara dei big è Fasma con Parlami che ha delle sonorità che mostra la maturità di Tiberio, per quanto con una continuità rispetto al brano con cui si è fatto conoscere, grazie agli effetti vocali che accompagnano la sua voce. Il brano sembra far fatica a superare il momento iniziale, ma potrebbe semplicemente necessitare di più ascolti. Forse è il brano che meno vedrei in chiave eurovisiva, pensando ai brani che solitamente hanno successo in Europa.
Prima dei risultati, a riempire le attese ci pensa la Banda della Polizia che, accompagnata dal sassofonista Stefano di Battista e la violinista Olga Kapranova, ci porta lontano con la musica di Morricone.
La classifica provvisoria, decretata solo dalla giuria demoscopica, vede
1 – Annalisa
2 – Noemi
3 – Fasma
4 – Francesca Michielin e Fedez
5 – Francesco Renga
6 – Arisa
7 – Måneskin
8 – Max Gazzé e la Trifluoroperazina Monstery Band
9 – Colapesce e Dimartino
10 – Coma_Cose
11 – Madame
12 – Ghemon
13 – Aiello
La serata è stata lunga, ma si è lasciata godere fino in fondo. A domani con la seconda serata e la scoperta dei prossimi 13 brani.