Abbiamo ascoltato tutte le canzoni, abbiamo apprezzato le cover, ora è il momento di approfondire la conoscenza dei brani partecipanti al Festival di Sanremo 2021. Ma prima di tutto, in questa quarta serata, è la finale dei giovani a interessarci.
Il primo è Davide Shorty, un vero e proprio “crooner rapper”, che coniuga suoni moderni con un appeal rétro. Canta in modo sicuro, preciso, coinvolgente. Veramente forte.
Folcast propone un midtempo anni Ottanta, molto gradevole e di atmosfera. Non presenta molte variazioni, e tende leggermente ad appiattirsi, ma è sicuramente un buon pezzo.
Gaudiano, il favorito, nell’inizio ricorda vagamente Sergio Cammariere, poi il brano cresce e si apre in un midtempo dal grande pathos. La voce è molto suggestiva, l’interpretazione molto sentita.
Per ultimo canta Wrongonyou, con un brano arioso ma deciso, una canzone che ci fa già respirare estate e spazi aperti. Bella la voce, bella l’interpretazione.
Dopo le esecuzioni, la splendida Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra e madrina della gara dei giovani, porta la busta con i due premi collaterali: Mia Martini a Wrongonyou e Sala Lucio Dalla a Davide Shorty.
Ed ecco adesso la classifica dei giovani:
4 – Wrongonyou
3 – Folcast
2 – Davide Shorty
Vince quindi il favorito Gaudiano.
Assegnati i premi, inizia subito la gara dei big con Annalisa. Oggi ha un look raffinato, un completo pantalone color panna con un’applicazione nera sul petto. Ha una ballata classica, appoggiata su di una nota ripetuta di pianoforte, canta con partecipazione.
Aiello stasera è in total black con una specie di coda di cavallo penzolante dalle spalle. La canzone è interessante, ma forse troppo sul genere di Marco Mengoni, che l’artista ricorda anche in certe colorature della voce. Purtroppo la troppa foga nell’esecuzione genera diverse incertezze di intonazione e lo fa esagerare nell’urlato. Un vero peccato.
In ottica eurovisiva, i Maneskin sono una delle opzioni migliori. L’Italia non ha mai portato il rock, e con loro potrebbe iniziare alla grande. Presenza scenica, grinta, sfrontatezza e un brano urlato che scarica ogni tensione e che dal vivo rende alla grande. Forza, proviamo a fare una scelta coraggiosa ma di qualità!
Sembra una modella inglese degli anni Sessanta, Noemi, ed è inteso come un grande complimento. Capelli rossi e vestito nero bordato di glitter: è sfavillante. L’inizio di pianoforte ricorda certi brani di Venditti, il ritornello cattura con il crescendo “Parla, parla, parla”. Una delle migliori ballate di questa edizione.
L’Orietta nazionale stasera è in rosa con un giubbotto di glitter. Che dire di lei, se non che, al di là dello stile, la sua voce è inossidabile? La canzone inizia riecheggiando “Brivido caldo” dei Matia Bazar, poi si apre in un ritornello anni Settanta. Merita certo il suo posto in questa rassegna, e pazienza se ai più giovani non interessa.
Colapesce e Di Martino sono già molto trasmessi nelle radio, e si può capire il perché: il brano, marcatamente anni Ottanta, è un midtempo orecchiabile e trascinante al punto giusto, cantato con voce suadente. La pattinatrice continua il quadro. Disimpegno totale e molto allegro: chissà che non ci faccia bene.
Arriva quindi Salvador Dalí… Cioè Max Gazzé. “Si-può-fare!” esplode l’inizio, continuando poi, nel tipico stile Gazzé, con un andamento serio su di una base elettronica. Max non è solo un cantante che gioca coi travestimenti, ma un vero e proprio attore che studia camminata, espressioni e movenze. Un artista completo.
Willie Peyote è un rapper che prende in giro i rapper, e la cosa ci confonde abbastanza. La metrica della strofa è quella di Elettra Lamborghini dello scorso anno, il ritornello è talmente rafforzato dal coro da non percepire la sua voce. Però funziona, e più di altri brani diretti a un pubblico più giovane.
Malika Ayane quest’anno è azzeccatissima nei suoi look “Lady Gaga”. Voce e classe ci sono e non si discutono, ma questo midtempo che in alcuni punti riecheggia qualche brano di Paola Turci non è la sua migliore canzone. Malika, comunque, appartiene a quella tipologia di cantanti che potrebbero cantare anche l’elenco del telefono.
Spazio poi ad Achille Lauro, che, dopo due partecipazioni, è tornato al Festival da re. Per omaggiare il punk rock inscena un matrimonio con Boss Doms, poi coinvolge nel suo show anche Fiorello. Se non è inclusione questa! Ogni sua esibizione è un vero inno alla libertà.
La Rappresentante di Lista non ama i colori sobri, e meno male, perché questi vestiti mettono allegria. Anche qui abbiamo un inizio lento di pianoforte, poi il brano si evolve in un ritmo sostenuto, quasi una galoppata, che riecheggia vagamente “Io canto”. Lo sentiremo molto in radio.
Madame stasera ha un vestito lungo che gioca sulle trasparenze vere e finte, molto originale. Il brano è gradevole e radiofonico, peccato per l’uso dell’autotune che ultimamente, in generale, ci sembra diventato un abuso.
La nuova pettinatura dona molto ad Arisa, che riesce a essere comunque stravagante anche indossando un vestito in un sobrio bianco e nero. Il brano, forse, le dona un poco meno. Parte con un mormorato per poi aprire in una ballad anni Settanta, ma la versatilità della sua voce non viene per niente esaltata.
Stasera va di moda il rosso, e i Coma_Cose si adeguano. Uno di fronte all’altro, ci ricordano i The Common Linnets, e si spera, visto che sono una coppia anche nella vita, che vadano un poco più d’accordo di quanto andassero loro. Il brano ha qualche venatura country, e di per sé è una canzone gradevole e radiofonica, ma non molto di più.
Il momento di orgoglio per i fans eurovisivi è quello di Mahmood, di fatto nostro ultimo rappresentante in ordine di tempo, che esegue un medley dei suoi successi. Mahmood oramai è lanciatissimo, e ha acquisito una professionalità davvero invidiabile. Pazzesco ripensare alla sua prima apparizione a Sanremo Giovani, nel 2016. Quello dell’Ariston è davvero un palco magico.
Davanti al brano di Fasma, che di per sé non sarebbe male, come non lo sarebbe la sua voce, ci si può soltanto chiedere il perché di questo abuso di autotune. A costo di apparire antiquati, ci sembra un poco fuori posto, in un festival nel quale è oltretutto obbligatorio cantare dal vivo, permettere queste correzioni artificiali,
Lo Stato Sociale beneficia del cambio di voce, e stavolta porta in gara un brano molto più energico di “Una vita in vacanza”, un rock anni Sessanta con un testo ironico. La voce di Alberto ricorda quella di Edoardo Bennato, l’ispirazione di base è alla canzone umoristica stile Cochi e Renato, e il tutto trascina di brutto. Una volta facevano scatenare la vecchia, adesso tutti noi.
Al netto del nastro che unisce i due microfoni, e che francamente non sembra una buona idea visivamente parlando, la canzone di Francesca Michielin e Fedez è piacevole, ma in realtà non arriva mai a decollare, restando sempre in qualche modo sospesa. Passerà comunque molto in radio.
Dopo il duetto fra Alessandra Amoroso ed Emma, Irama continua il suo Sanremo in “smart working”, e sarebbe stato davvero un peccato non tenerlo in gara. La sua canzone a noi sembra la migliore opzione per l’Eurovision, una dance con molte variazioni che potrebbe infiammare l’Europa. Voce dalle molteplici sfumature, autotune usato con intelligenza, sicurezza da riempire il palco. C’è tutto.
Gli Extraliscio sono validissimi musicisti, Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti porta un po’ di gusto diverso. Il brano inizia con uno stile alla Edoardo Vianello e poggia su suoni da balera, ma attraversa diverse variazioni, e il ritmo incalzante lo sostiene. Difficile capire al primo ascolto se piaccia o meno, è sicuramente qualcosa di particolare.
Ghemon porta sul palco uno dei brani più allegri e originali della competizione, un rap che sviluppa un ritornello swing, e che è già molto programmato in radio. Ci sono imprecisioni vocali, ma d’altra parte Ghemon non usa correzioni. In ogni caso, mette molta allegria e fa ballare: la ricorderemo.
Francesco Renga sembra avere qualche problema alla voce, e l’esibizione di questa sera non è migliorata rispetto alla prima. Peccato, perché il brano è particolare ed è un bel passo avanti dalla sua solita produzione. O indietro, visto che sembra fare un passettino verso lo stile Timoria. Aspettiamo prove migliori. Attenzione, però: una arriva subito. Per un malfunzionamento del microfono, Francesco ricanta, e la seconda volta va decisamente meglio.
Arriva Gio Evan, con la sua ballata in bilico fra il cantautorale e il buffonesco. Secondo una tendenza di questa edizione, l’inizio si affida al pianoforte e al ritmo lento, poi si unisce l’orchestra e l’interpretazione diventa più decisa. Gradevole, ma si fatica a trovarci una qualche originalità.
Al momento in pole position per vincere il Festival, Ermal Meta non perde un colpo. La sua ballad, se non arriva al livello di capolavori come “Vietato morire”, è ben costruita e coinvolgente. Qualche eco di “Aspetto che torni” di Francesco Renga nel ritornello, ma si sa, le note sono sette. Le scritte sullo sfondo sono una citazione dell’Eurovision?
Bugo ha sempre quell’aria simpatica e stralunata, e quella vocalità un poco approssimativa. Il genere è totalmente diverso da quello portato lo scorso anno in coppia con Morgan: qui siamo quasi agli anni Sessanta, e il ritornello, introdotto dal classico crescendo, riecheggia un brano del Sanremo 1974, “Il mio volo bianco” di Emanuela Cortesi. Comunque, in radio lo sentiremo molto.
Fulminacci sembra il fratello minore di Diodato. Anche il suo è un brano molto radiofonico, orecchiabile e senza grosse pretese. A quanto pare, la tendenza della musica più giovane è quella della spensieratezza e del disimpegno.
Gaia arriva da un problema di afonia, ma a quanto pare è riuscita a recuperare. La canzone ha un forte sapore brasiliano, e curiosamente ricorda molto da vicino quella che Elettra Lamborghini ha presentato lo scorso anno. Il colore, però, è più scuro.
Chiude la gara Random. Non eccelsa la sua prova vocale in questo Festival. La voce è piuttosto calante, il brano veramente dei meno originali, una canzoncina tranquilla ma senza particolari caratteristiche che la facciano spiccare.
Finite tutte le esibizioni, ecco la classifica della sala stampa:
1 – Colapesce e Di Martino
2 – Maneskin
3 – Wilie Peyote
4 – La Rappresentante di Lista
5 – Ermal Meta
6 – Noemi
7 – Arisa
8 – Irama
9 – Malika Ayane
10 – Madame
11 – Francesca Michielin e Fedez
12 – Orietta Berti
13 – Coma_Cose
14 – Max Gazzé
15 – Lo Stato Sociale
16 – Fulminacci
17 – Annalisa
18 – Extraliscio feat. Davide Toffolo
19 – Ghemon
20 – Gaia
21 – Fasma
22 – Francesco Renga
23 – Bugo
24 – Gio Evan
25 – Aiello
26 – Random
Ed ecco quella che, fino a questo momento, è la top ten generale:
1 – Ermal Meta
2 – Willie Peyote
3 – Arisa
4 – Annalisa
5 – Maneskin
6 – Irama
7 – La Rappresentante di Lista
8 – Colapesce e Di Martino
9 – Malika Ayane
10 – Noemi