Quando abbiamo visto il video ufficiale di “Tout l’Univers” di Gjon’s Tears ciò che ci ha colpito, ancora prima di conoscere il testo di questa canzone, sono state le immagini. Macerie, e un uomo che va via accompagnato dall’abbraccio gentile dell’universo. E poi l’autore ha spiegato che il testo ruota tutto attorno ad un punto d’impatto, che è insieme distruttivo e creatore di un nuovo mondo. Di che si tratta? Lo leggiamo in italiano.
“Lascia che il vento sfiori
La sua mano sulla mia spalla
Il vuoto nella mia testa
Nessun posto dove nascondersi”
C’è di nuovo un vento che spira sulla spalla, a rassicurare probabilmente. Ci si trova in una situazione di strano vuoto, come una strana quiete dopo una brutta tempesta, che non ha lasciato più niente, nemmeno un posto in cui nascondersi.
“È l’alba che declina
Dietro un campo di rovine
È ora di crescere
Non trattenerti”
Questo inizio è molto intimo. Racconta di una crisi personale, intima. C’è un’alba, l’inizio di un nuovo giorno. Una crescita, un momento di separazione che allontana da un prima, un tempo precedente, di cui non è rimasto nulla, se non un campo di rovine. È tempo ormai di abbandonare il vecchio sé e crescere. È forse il passaggio che tutti affrontano verso l’età adulta?
“Vedo pezzi di te dietro di noi
E cosa mi ha fatto il dolore”
Allora forse questa canzone racconta il vissuto doloroso della fine di una storia d’amore? In questo testo non c’è mai un significato esplicitamente chiarito. Molteplici possono essere le risonanze, a seconda della storia di chi ascolta.
“Tutto l’universo
I nostri due cuori sotto terra
In mezzo alle crepe dove tutto esplode”
Qui il vissuto intimo si apre alla presenza di un “tu”. L’immagine è sconvolgente: due cuori, due individui, morti, sotto terra, sepolti. E fuori scoppia l’Apocalisse, tutto esplode, macerie dappertutto (il video mostra un incidente stradale che ne evoca forse uno di percorso di questa coppia). E l’universo che guarda questi due cuori che forse hanno cessato di battere.
Ma di che parli esattamente, Gjon? Ti interrogo, interrogo il tuo testo e nulla sembra tornare. Ne voglio sapere di più…
“Trovarsi al punto d’impatto senza di te. Che ne sarà dei nostri respiri se rimangono sospesi?
Questo amore che ci contorce. Vedo pezzi di te dietro di noi, e cosa mi ha fatto il dolore…”
Beh, è evidentemente la tristezza per un amore finito, che lascia ceneri dietro di sé e da cui ci si vuole allontanare al più presto. Con la consapevolezza di vivere un momento difficile proprio in assenza della persona che normalmente ci salva. Alzino la mano quanti hanno sperimentato lo stesso dolore. Secondo me siamo in tanti.
“Dietro le mie palpebre trovare aria
In mezzo a faglie e risacche
Ci incontriamo nel punto d’impatto”
E qui finalmente, al centro quasi del testo troviamo il significato che ci svela l’arcano. Il punto d’impatto. Ground zero, il momento in cui tutto collassa, come Gjon stesso ha rivelato nell’intervista.
Non è affatto una canzone d’amore. No, non lo è, benché qualcuno la potrà utilizzare in questo modo, d’altronde la musica è liberamente interpretabile.
È la descrizione di ciò che ci è successo, che tutto il mondo ha vissuto.
Crisi, che facendo riferimento all’origine etimologica greca di krìsis, da krìnõ, separare, divide, in un prima della pandemia e in un dopo che ancora non c’è. Ma c’è la speranza.
Come guariamo i nostri cuori che scoppiano?
Con la musica, Gjon. Anche con la musica. Nella stessa intervista ci ha dato, questo bel ragazzo dallo sguardo gentile, un insegnamento fondamentale. Che dalla crisi si rinasce come l’araba fenice. Ma questo è un altro bellissimo brano.
Che un punto di rottura può essere devastante, ma il segreto è non guardare più le macerie dietro, ma le nuove opportunità davanti a noi. La voce struggente di Gjon è un tutt’uno con questo bellissimo testo, specialmente nell’acuto, perno di tutto. Un grido di dolore che spazza via tutto e ricrea.
Non ci resta quindi che lasciarci trasportare ancora una volta dal mood commovente e intenso di questo brano.
Rossella Vitucci