
In questa edizione ben tre brani mi hanno colpito per i forti richiami ad un tema che mi sta molto a cuore: le istanze femministe.
Mentre ad un primo sguardo solo RUSSIAN WOMAN segue questo filone, ci sono altri richiami all’empowerment femminile in altri due brani: Je me casse di Destiny per Malta e The moon is rising di Samanta Tīna per la Lettonia.
Partiamo da Maniža. La sua RUSSIAN WOMAN è stata osteggiata fortemente dall’establishment russo facendo infuriare persino Valentina Matviyenko, presidente della camera alta del Parlamento russo e fedelissima di Vladimir Putin. “È una specie di sciocchezza e non capisco affatto a cosa si riferisca”, ha detto, per dirottare ovviamente l’attenzione dal fatto che questo testo è altamente significativo. Parla della subalternità delle donne al maschio, prima al padre e nel caso in cui non ci fosse al marito.
Una subalternità che porta a dei doveri, come la maternità (“hai già trent’anni, dove sono i figli?”), e che la obbliga a determinati comportamenti, riguardanti anche il suo corpo: dimagrire, portare un certo tipo di vestiario (più lungo, più corto) e così via.

Ma l’incoraggiamento è a pensare di essere “strong enough to break the wall”, forte abbastanza da rompere il muro della disparità uomo-donna, e tutte le donne russe dovrebbero saperlo. Che sono libere di fare ciò che vogliono, che i vincoli di famiglia e onore non devono più costringerle.
Le altre due canzoni utilizzano un altro tipo di linguaggio. Scanzonato, meno volto alla dimensione politica e più a quella personale, ma il focus è sempre sulla libertà di scelta delle donne e il loro empowerment.
Je me casse contiene messaggi anche molto forti: si fa riferimento anche allo stupro quando Destiny dice “Perché mi metti quel drink in mano? Pensi che così potrai avere una chance?”; così come si cita un argomento carissimo alle femministe, quello del corpo femminile, la cui rispettabilità non deve essere legata ai centimetri di pelle scoperti.
Insomma, una donna non è al mondo per essere proprietà o piacevole per un uomo, dice la canzone. Non siamo in vendita a suon di complimenti o flirt.

Infine Samanta Tīna porta un vero e proprio inno all’empowerment femminile. A parere di chi scrive un po’ forzato e portato all’eccesso quando afferma il proprio potere interiore (io brillerò, brucerò, illumina / porta la passione dentro, lascia che io tocchi il tuo destino / io ti guiderò, ti porterò nella tua strada / io sono qui per ricordarti che sei nel posto giusto), quando esprime la volontà di giocare alle proprie regole, che tutti dovranno seguire.
Ma è anche un modus vivendi del femminile, che non ha invidia, che segue le proprie passioni interne e che è capace di guidare. Un insegnamento di autenticità e verità (“se hai qualcosa da dire dilla in faccia”) che può sembrare troppo vigoroso.
Come tutti questi testi, potranno sembrare un po’ eccessivi.
Ma per quasi metà del genere umano, che per millenni ha dovuto subire la subalternità e l’umiliazione, rialzare la testa, anche con vigore, anche con un comportamento un po’ sopra le righe, ha il carattere di rivalsa e di protesta, nella via di una società più egualitaria.
Rossella Vitucci