Una difficile prima semifinale
Un bagno di sangue: questo promette di essere la prima semifinale di questo Eurovision Song Contest 2023. Tante e tali sono le ottime canzoni ed esibizioni in programma da rendere davvero difficile formulare un pronostico circa i passaggi in finale. Per il momento, meglio quindi godersi l’inizio di questo ennesimo Eurovision, con la sigla che celebra la connessione fra UK e Ucraina, portandola fin sul palco con la musica di “Electric dreans”.
Dopo le presentazioni di rito, la gara è aperta dalla Norvegia con la quasi nostra Alessandra Mele e “Queen of the kings”. L’esibizione è più o meno quella che conosciamo dalla finale nazionale, con Alessandra come eroina di un fumetto fantasy. Bella voce, bella esecuzione, brano trascinante. Ci sentiamo di pensarla in finale.
Il temuto numero 2 è per Malta con i The Busker e “Dance (our own party)”. Colpisce lo staging coloratissimo, con i cartonati dei precedenti rappresentanti e gli stacchetti da videogioco vintage. I ragazzi hanno grinta nel cantare e nel muoversi. Si balla!
Arriva l’affascinante distopia della Serbia! Luke Black inizia l’esecuzione di “Samo mi se spava” disteso sopra ad un gigantesco fiore, immerso in un’atmosfera futuristica e inquietante. Grande uso dei soffiati, interpretazione molto teatrale, che si fa drammatica nel finale quando i ballerini vengono scollegati dalle tubature. Notevole.
Lettonia: ecco i Sudden Lights con “Aija”. I riflettori gialli posizionati sul palco forniscono un’atmosfera quasi intimistica a questo brano originale, per niente orecchiabile e cantato con ottima vocalità. Che classe!
Mimicat, la portoghese che canta “Ai, coracao” ha lasciato il divano a Lisbona ma ha portato con sé il rosso. Il risultato è una performance fin troppo tradizionale e semplice che forse non rende giustizia a una canzone interessante. A noi questo “fado allegro” piace. Vedremo il risultato.
La prossima è l’Irlanda, e il pensiero va ancora una volta a una leggenda del rock che avrebbe dovuto essere su quel palco. Ma adesso ci sono i Wild Youth con “We are one”, che a pensarci bene sarebbe una bella sigla per la manifestazione. Look oro molto Elvis per il cantante, OK la scala, ma i fuochi d’artificio sono un po’ scontati…
Croazia! Ecco gli attesissimi Let 3 con “Mama SC”.Diciamocelo: la canzone resta subito in testa, ma la performance confonde notevolmente e a tratti risulta una gran caciara. Ottimo se viene colta l’ironia anti-guerra, in caso contrario potrebbe essere un colossale flop.
Cambio di registro ma stessa tematica con Remo Forrer e “Watergun” per la Svizzera. Staging blu, fumo e una dance routine per il ragazzino dalla voce profonda. Il brano è incantevole e meriterebbe il passaggio senza colpo ferire.
Noa Kirel canta “Unicorn” per Israele. Brano accattivante ma di poca originalità, punta molto sulla fisicità di Noa e dei ballerini, e si conclude con una specie di breakdance.
Una vecchia conoscenza: Pasha Parfeny per la Moldavia con “Soarele si luna”. Bel brano etnico, con Pasha a metà fra un guerriero e un sacerdote pagano, circondato da figuranti che evocano una sorta di rito propiziatorio. Sempre bravo ed energico Pasha.
Svezia, Loreen, “Tattoo”. È lei la vincitrice annunciata? Forse. Per ora possiamo dire che la scena che oramai ci è nota, con quella sorta di pressa luminosa, fa sempre il suo effetto, e che la voce di Loreen colpisce e cattura, così come le sue mosse drammatiche e sentite.
L’Azerbaijan porta una canzone deliziosa, la più beatlesiana del contest, cantata dal duo TuralTuranx: “Tell me more”. Purtroppo lo staging eccessivamente semplice e il fin troppo sfruttato inciso rap la mettono ad alto rischio.
Completamente diversa l’esibizione delle Vesna per la Cechia. “My sister’s crown” ha un significato profondo, e lo sfondo presenta foto scioccanti di violenza e la scritta “We are not your dolls”. Le ragazze, vestite di rosa e con lunghe trecce, urlano la loro rabbia e il loro orgoglio. Bellissima performance.
Quella dell’Olanda è un’altra performance che pecca di eccessiva semplicità. Mia Nicolai e Dion Cooper cantano la loro “Burning daylight” semplicemente girandosi intorno e guardandosi negli occhi. Il brano è gradevole ma non spicca, e il falsetto di lui suona eccessivo.
Si chiude con un altro favorito: Kaarja e il “Cha cha cha” della Finlandia. Originale lo staging con la gabbia e i pancali. La canzone è di quelli che si amano o si odiano: si può percepirla come un’iniezione di energia o come un pasticcio di urla e autotune. Al pubblico la decisione!
E ora non resta che goderci gli interval act e aspettare i risultati!
Passano in finale:
- Croazia
- Finlandia
- Svezia
- Cechia
- Norvegia
- Serbia
- Portogallo
- Israele
- Moldavia
- Svizzera