Jean-Claude Pascal

Jean-Claude Pascal

Con Jean-Claude Pascal non siamo ancora arrivati alla decima edizione e i vincitori sono tutti differenti tra loro, soprattutto per quanto riguarda la loro carriera e l’importanza che questa esperienza ha avuto nella loro vita artistica.

Solo l’anno prima abbiamo visto la medaglia del vincitore andare tra le mani di una predestinata, un’artista che ha respirato musica sin da quando era in fasce, abituata a calcare il palcoscenico, ad accompagnarsi con alcuni dei più grandi del suo tempo.

In questa edizione, invece, troviamo l’esatto opposto. Sembra sia fatto quasi apposta, ma il vincitore dell’edizione 1961, il primo per il Lussemburgo, stava seguendo un’altra strada e, difatti, quella della musica è stata un’alternativa secondaria, almeno fino a quando non ha deciso di chiudere il capitolo precedente per dedicarcisi con tutto sé stesso.

Foto@AFPPHOTOviaGettyImages : da sinistra il direttore d’orchestra Léo Chauliac, la ballerina e premiatrice della serata Tessa Beaumont e Jean-Claude Pascal

Quando l’arte è dentro noi

Fino a quando non ha deciso di intraprendere una nuova strada, come già altri hanno fatto prima di lui: quando l’arte è dentro noi, si manifesta in maniere differenti anche in altri tempi.

Ma cerchiamo di conoscere meglio il sesto vincitore dell’Eurovision Song Contest.

Jean-Claude Pascal, nato Villeminot nel 1927, è stato uno stilista, un attore, un cantante e uno scrittore. E ha saputo spiccare in ognuna di queste vite artistiche.

Date le origini, sembra predestinato per una vita dedicata alla moda: suo padre, morto poco dopo la sua nascita, era tra i più importanti produttori tessili in Francia, suo nonno paterno uno dei più apprezzati sarti di Parigi, il suo bisnonno materno invece era Charles Frederick Worth, padre dell’alta moda, colui che ha rivoluzionato il modo di creare abiti.

Colui che ha dato a tutti gli effetti vita alle case di moda, rendendo riconoscibile il tratto dello stilista, colui che ha dato vita alla professione di modella sulle passerelle, per promuovere le sue creazioni e renderle concrete, mettendo in soffitta le “bambole d’atelieur”.

Una figura così ingombrante non può che averlo condizionato nelle sue scelte, almeno per quanto riguarda i primi anni di vita.

L’amore per la patria

La sua istruzione viene affidata ad una scuola cattolica per la fase primaria, per poi spostarsi a Parigi in una dei più prestigiosi Licei della capitale francese, noto soprattutto come preparatorio per gli studi universitari, ma il senso della Patria fu più forte in lui, tanto che a 17 anni, nel 1944, decide di arruolarsi nella Seconda Divisione Corazzata per combattere contro l’Esercito tedesco.

Fu il primo della divisione guidata dal Generale Leclerc ad entrare a Strasburgo, ancora occupata dai tedeschi, dando di fatto inizio alla cacciata dalla città dell’esercito invasore.

Proprio per il coraggio dimostrato in quell’occasione fu insignito della Croix de Guerre nel 1945, a cui faranno seguito la cerimonia come membro dell’Ordine Nazionale della Legione d’Onore e l’onorificenza come Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere.

Dopo la guerra decide di riprendere gli studi e si dedica alla Giurisprudenza e all’Economia alla Sorbona, per poter svolgere al meglio il suo lavoro presso l’azienda tessile di famiglia, ormai gestita da suo zio paterno.

La prima fase artistica

Ma il suo talento creativo e l’abilità nel disegno lo portano ad avviare una sua carriera nell’alta moda come modellista-disegnatore prima per Hermès e poi per Christian Dior e Robert Piguet.

Grazie alla sua prestanza fisica e alla presenza elegante, fu lui il modello per promuovere le sue creazioni.

Fu questa la prima esperienza nel mondo patinato dello spettacolo per Jean-Claude, ma ci fu una prima evoluzione quando, sentendosi limitato nella sua libertà di espressione, si dedica al mondo del teatro, dedicandosi alla creazione dei costumi per importanti messe in scena, tra cui la più influente su il “Dom Juan” di Molière.

Durante i suoi lavori dietro le quinte dei teatri, ha modo di farsi notare anche da alcuni registi che lo espongono anche al fascino della recitazione, dandogli modo di debuttare sul palcoscenico, seppur con un ruolo minore in “La signora delle Camelie”.

La seconda fase artistica

Ed è qui che ha origine la sua seconda vita artistica.

A 20 anni compiuti da poco decide di iscriversi alla scuola di recitazione Cours Simon, che gli apre nuove opportunità, anche se per coglierle è costretto ad adottare un nome d’arte poiché la sua famiglia non desiderava essere accostata al mondo della recitazione.

I ruoli cinematografici non tardarono ad arrivare e, grazie alla sua innata eleganza e al grande charme, non fu difficile per lui conquistare il pubblico e, di conseguenza, sempre più spazio come attore, diventando uno dei nomi più richiesti in Francia e non solo, affiancando stelle di prima grandezza, tra i quali in un certo senso figura anche lui.

Ricoprire i ruoli di seduttori o nobili romantici lo portano a conquistare i cuori del pubblico femminile, soprattutto grazie al fatto che fosse il volto più indicato per il genere cappa e spada, in costume.

In circa 20 anni ha girato circa 40 film cinematografici, venendo diretto da importanti registi e affiancando alcune delle attrici più importanti della storia del cinema mondiale, come ad esempio Gina Lollobrigida, Brigitte Bardot, Romy Schneider o Anouk Aimée.

Durante la sua lunga carriera come attore riceve anche premi come migliore attore, come il Prix Femina nel 1959, che lo lancia nella cinematografia internazionale.

La carriera televisiva

Alla carriera cinematografica, affianca anche quella televisiva, apparendo in sceneggiati televisivi, anche dopo aver lasciato il grande schermo.

Infatti le sue ultime fatiche d’attore lo vedranno protagonista, in produzioni televisive, fino al 1984.

Intanto non disdegna nemmeno le apparizioni in importanti tournée teatrali nel corso della sua carriera.

La sua importanza sullo schermo comincia a vacillare a causa del debutto della Nouvelle Vague che cambia le abitudini cinematografiche, influenzando il pubblico di tutta Europa.

Il ‘68, con la rivoluzione studentesca, è “fatale” per la sua carriera attoriale, portandogli solo altri 3 titoli fino al ritiro dal grande schermo nel 1972.

Per sua fortuna, la sua passione per le varie espressioni artistiche lo portò a sperimentare anche sul piano musicale.

La terza fase artistica

Infatti, ed ecco la sua terza fase espressiva e artistica, nel 1955 fa la sua prima comparsa anche sul mercato musicale, incidendo il suo primo singolo.

Già il debutto musicale vede grandi collaborazioni, dando voce alle parole e alla musica di Charles Aznavour, accoppiata che tornerà spesso nella carriera musicale di Jean-Claude Pascal.

Torna alla musica nel 1958, pubblicando un nuovo brano ogni stagione e pubblicando un album nel 1960, che ottenne un buon successo, tanto da portarlo ad essere protagonista del suo primo recital a Bobino, storico teatro di music-hall a Montparnasse, con brani firmati da Aznavour, Brel, Gainsbourg o Dimey.

Tale fu l’impatto come Chanteur de Charme che la TV pubblica del Lussemburgo gli propose di partecipare all’Eurovision Song Contest che si sarebbe tenuto a Cannes.

Eurovision Song Contest 1961

Naturalmente Jean-Claude accetta e porta “Nous, les amoureux” sul gradino più alto del podio.

Il suo brano ha un testo “ambiguo”: se al primo ascolto sembra raccontare la travagliata storia d’amore tra il cantante e una sua amante, un ascolto più attento, soprattutto dopo le dichiarazioni del cantante stesso, portano ad associare quelle parole ad un amore omosessuale, argomento controverso all’epoca e non comprensibile per il grande pubblico del 1961, denunciando la repressione sociale su questo argomento e preannunciando, speranzoso, un’imminente apertura mentale.

Anche come cantante numerosi sono i riconoscimenti da parte del pubblico e della critica, vincendo il premio di miglior interprete per l’Académie Charles-Cros nel 1962 e accumulando certificazioni e vendite, soprattutto in Francia e Germania, che al momento si dimostra essere il mercato più ricettivo per i vincitori dell’Eurovision.

Dopo una corposa produzione fino al 1970, rallenta i suoi impegni discografici, così come fece col grande schermo, per dedicarsi alla televisione e al teatro.

Ciò non gli impedisce di tenere ancora dei concerti e di continuare a farsi apprezzare come interprete di Canzoni de charme.

Eurovision Song Contest 1981

Infatti nel 1981 il Lussemburgo, in occasione del ventennale della sua prima vittoria, gli chiede nuovamente di rappresentarlo in Eurovision, questa volta a Dublino, e lui accetta anche se non pubblicava nuova musica da oltre dieci anni, oltre a raccolte di successi.

La sua nuova esperienza eurovisiva con “C’est peut-être pas l’Amérique” lo vede giungere solo 11°.

Nel 1983 pubblica il suo ultimo album di inediti che, di fatto, mette il punto alla sua carriera artistica.

Infatti nel 1983 gira l’ultima serie televisiva, che si concluderà nel 1984, oltre a rinunciare alla sua carriera di cantante.

Una carriera ricca, come lo è stata quella da attore, che lo ha visto incidere in numerose lingue, pubblicando oltre 50 dischi e una trentina di singoli.

L’uomo più elegante di Francia

Durante la sua lunga carriera è stato eletto per diversi anni “Uomo più elegante di Francia”, premio di cui è sempre stato orgoglioso, tanto che il suo guardaroba è stato addirittura esposto, dal 2004, al Museo della Camicia e dell’Eleganza.

Nel corso dei suoi spettacoli dal vivo, soprattutto durante i recital e le ospitate televisive, si è reso protagonista di divertenti imitazioni dei più importanti crooner francesi, che gli hanno permesso di conquistare l’affetto del pubblico.

In concomitanza con la fine della sua carriera di attore e di cantante, inizia la sua quarta fase artistica.

La quarta fase artistica

Si dedica infatti alla scrittura, cominciando con la sua autobiografia, intitolata “La beau masque”, in cui si concentra sulla carriera cinematografica e gli incontri con gli attori e le attrici, e gli aneddoti legati a quel mondo dorato.

Ma presto si dedicherà alle opere di finzione, di genere storico o poliziesco. Ha dato alla stampa otto opere in cinque anni, dimostrando ancora una volta che chi ha il sacro fuoco dell’arte, in un modo o nell’altro, lo mostra al mondo.

Curiosamente, per la seconda volta su sei protagonisti, non abbiamo pillole di gossip da raccontare.

La vita privata

Nessun amore, nessun incontro importante. Per la seconda volta a non farci spiare nella vita privata è un uomo.

Questa volta però sappiamo per certo, per sua stessa ammissione, che la motivazione è legata alla sua omosessualità, tenuta nascosta per via delle pressioni sociali che ha subito per tutto il tempo che ha vissuto sotto i riflettori.

Ma già a 33 anni, quando vinse l’Eurovision Song Contest, raccontò le sue speranze e le disillusioni, facendone una sorta di testamento.

Tale è stata la sua fama per quasi 30 anni, che fa quasi timore il silenzio mediatico che ha accompagnato la sua morte, il 5 maggio 1992, per un tumore allo stomaco.

Proprio il tragico evento ha riportato Jean-Claude a riprendere il cognome di famiglia, spogliandosi della bella maschera che il suo pseudonimo gli aveva imposto.

Ma guardiamolo mentre canta il brano che, tra due importanti carriere differenti, lo ha ascritto nella storia dell’Eurovision.