Sempre lo stesso risultato
Abbiamo visto che il vincitore dell’edizione del 1961 era predestinato a lasciare il segno nel mondo fatto di paillettes e lustrini, passando dalla moda al teatro, al cinema, alla musica e infine alla narrativa, ottenendo sempre lo stesso risultato: il successo.
Non si può dire lo stesso invece con la vincitrice dell’edizione del 1962, anche se già quando era appena adolescente ha raggiunto il gradino più alto di un’importante manifestazione.
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Isabelle Aubret
Ma andiamo con ordine. Thérèse Coquerelle, questo il vero nome di Isabelle Aubret, è una delle figlie di mezzo, la quinta, di una “squadra di calcio”.
Infatti, tra fratelli e sorelle, sono undici figli nati una famiglia di umilissime origini, con suo padre che era caposquadra in una filanda e sua madre, di origini ucraine, casalinga.
Le velleità di Thérèse, che poi cominceremo a chiamare Isabelle, si fanno preponderanti già in tenera età, quando comincia a prendere lezioni di canto e recitazione, ma (soprattutto) dedicandosi agli allenamenti di ginnastica, che la vedeva come prossima stella della disciplina.
Nel 1952, quando ha solo 14 anni, lascia la scuola per poter cominciare a finanziare le sue passioni e comincia a lavorare come addetta alla bobinatrice nella stessa azienda dove lavorava il padre, l’importante stabilimento Lemaire-Destombes di Saint-André, dove tornerà qualche anno dopo per cantare nell’ambito di un programma radiofonico.
Grazie a questo lavoro “di fatica” riesce a pagarsi da sola le costose lezioni di cui aveva bisogno, senza dover abbandonare i suoi sogni.
La prima conquista arriva dalla ginnastica: nello stesso anno vince i campionati nazionali!
Questa conquista non le fa dimenticare il grande amore per la musica e le arti dello spettacolo.
Continua infatti a partecipare a concorsi locali e il suo insegnante di recitazione le regala una grande opportunità, facendole conoscere il direttore di una delle radio maggiori di Lille, che le dà modo di esibirsi su importanti (per una ancora adolescente) palcoscenici, spiccando sugli altri, pur esibendosi in ensemble, tanto da essere notata dopo poco e, a 18 anni, entra a far parte di un’orchestra a Le Havre.
Dopo aver girato la Francia con questa orchestra, partecipa ad un concorso all’Olympia, vincendolo.
Il primo contratto discografico
Il direttore del tempio della musica parigina, Bruno Coquatrix, vede in lei un grande potenziale, al di là del risultato ottenuto al concorso, e la aiuta ad ottenere un contratto lavorativo con il Fifty-Fifty, uno dei cabaret di Pigalle, dandole modo di restare in pianta stabile a Parigi, permettendole dunque di approfondire la conoscenza dell’ambiente e di partecipare a più audizioni possibile.
A nemmeno un anno di questa nuovo vita, supera un provino con Jacques Canetti che le dà modo di incidere il suo primo singolo, firmando il suo primo contratto discografico, grazie al quale adotta il suo nome d’arte con cui la conoscerà tutto il mondo.
Curiosamente la sua prima pubblicazione è la cover di “Nous les Amoureux”, brano vincitore dell’edizione del 1961 dell’Eurovision, che stava riscuotendo grandissimo successo anche nella versione originale.
L’altro brano presente nel suo primo 45 giri è stato la chiusura di una popolare serie tv, Poly, che le regala l’affetto anche del grande pubblico che si affeziona alla sua voce.
Prima di questo exploit ha tentato la strada eurovisiva partecipando alla preselezione francese con il brano “Le gars de n’importe où”, con cui arriva terza, vincendo però il Festival d’Enghien.
In meno di 10 anni, la vita di una promettente atleta, campionessa nazionale di ginnastica con velleità artistiche, si è totalmente trasformata, sostituendo le pedane con i palcoscenici.
Eurovision Song Contest
Nel 1962 è vista come la nuova promessa della musica nazionale e la televisione pubblica francese la seleziona come rappresentante per la settima edizione dell’Eurovision Song Contest, e c’è da dire che a contendersi questo onore c’erano Alain Barrière e Serge Gainsbourg, oltre a Jean-Claude Pascal, che sarebbe tornato volentieri in gara per difendere i colori del suo paese.
La partecipazione con “Un premier amour” è una scommessa vinta, dato che sarà lei a conquistare la medaglia d’oro nella competizione, regalando la terza vittoria alla Francia, su appena sette edizioni.
Il brano, composto da Claude-Henri Vic e da Roland Stéphane Valade, non fu il maggior successo di questa edizione, surclassata (oggi diremmo che è diventata virale) da “Zwei kleine Italiener” nelle classifiche e per popolarità, ma ha contribuito a farla diventare una star a livello internazionale, tanto che il suo primo LP viene pubblicato fuori dai confini francesi, in Germania, raccogliendo le poche incisioni fino a quel momento.
Grazie a questa vittoria, riesce a dare vita alla collaborazione con Jean Ferrat, che scrive alcuni brani per lei e le offre di accompagnarlo per alcune date del tour.
Un’amicizia e un affetto che terrà sempre uniti i due artisti, anche a livello musicale, dato che sono molteplici le collaborazioni, anche future, e che sarà rafforzata da uno dei più importanti incontri nella vita di Isabelle, che avviene proprio grazie a Jean.
Il cinema
Nel 1963, dopo una lunga serie di concerti condivisi con Jacques Brel all’Olympia, stanno per spalancarsi per lei le porte del cinema.
Viene scelta da Jacques Demy come protagonista del film musicale “Les parapluies de Cherbourg”.
È uno dei due film interamente cantati del regista, come un’opera a teatro, che attraverso i dialoghi “en-sung” riesce a toccare temi importanti, come la (da poco conclusa) Guerra d’Algeria.
Il film fu un successo internazionale, vincitore di vari concorsi cinematografici, tra cui l’ambita Palma d’oro a Cannes.
Per arrivare alle registrazioni, ci furono 2 anni pieni di scrittura, bozze, riscrittura, idee… fino ad arrivare alla decisione di lanciare anche sul grande schermo Isabelle Aubert, che rappresentava la parte migliore della gioventù francese.
I presupposti c’erano tutti per dare vita almeno ad una carriera parallela a quella musicale, se non più importante, dato che, ricordiamolo, tra i primi amori della giovane Thérèse c’era la recitazione.
L’incidente automobilistico
Però… Poco prima dell’inizio delle riprese rimane vittima di un gravissimo incidente automobilistico.
L’auto su cui viaggiava con altre 4 persone, perde il controllo in curva.
Uno dei passeggeri morirà, mentre gli altri, tra cui la cantante e il suo pianista Serge Sentis, subiranno gravi infortuni.
Isabelle Aubret dovrà rinunciare per forza di cose, non solo al film, ma a tutto ciò che stava costruendo pian piano.
A sostituirla per il film sarà Catherine Deneuve che grazie a questa occasione diventerà la stella brillante che tutti conosciamo.
A seguito dell’incidente dovrà sottoporsi a numerosi interventi e ad una lunga riabilitazione.
Un periodo difficile che avrebbe fatto finire la carriera di molti.
Ma lei era riuscita a creare molte amicizie nell’ambiente musicale francese, durante la riabilitazione riuscì a riconquistare il pubblico grazie a brani di Jacques Brel, pubblicato appena fu dimessa dal suo ricovero, e Jean Ferrat (nel 1964), ottenendo un grande successo commerciale.
Il ritorno ai live
Nel 1965, quando era ancora in convalescenza, tornò ad esibirsi dal vivo, dividendo ancora una volta il palco dell’Olympia con un altro mostro sacro della musica d’oltralpe, Salvatore Adamo, notissimo anche in Italia.
Ricominciano le sue pubblicazioni, tra cui la sigla di un’altra serie cult per la programmazione televisiva francese (Le avventure di Saturnino, una sorta di finto documentario con animali veri, doppiati da attori, che è andato in onda, con la stessa sigla, fino al 1970) e la colonna sonora di Alexandre le bienheureux, con risultati che la fanno restare sul mercato, ma senza grossi guizzi.
Sicuramente non è una meteora, ma ha bisogno di un rilancio e decide di partecipare nuovamente alle selezioni per l’Eurovision del 1968, riuscendo a trionfare con un brano che porta anche la firma di Guy Bonnet, nome che tornerà in altre occasioni.
Eurovision 1968
Il brano che interpreta a Londra, “La source” è l’interpretazione in musica di una leggenda che pochi anni prima aveva visto anche una versione cinematografica, grazie al genio di Ingmar Bergman, e la porta al terzo posto, permettendole di avere quella svolta internazionale che è mancata fino a quel momento.

Grazie a questo terzo posto inaspettato, inizia un nuovo tour in Francia che, grazie ad un evento inaspettato, diventa il suo primo tour internazionale, che la fa esibire in oltre 70 città nel mondo.
Era infatti in corso un concerto al Bobino, condiviso col cantante canadese Félix Leclerc, quando lo spettacolo fu interrotto da una forte deflagrazione di un vicino commissariato, evento che diede vita ai moti parigini del maggio del ‘68.
Un evento drammatico a cui deve però il successo internazionale.
È infatti grazie all’accoglienza che noterà all’estero che comincia a starle stretto il trattamento che le riservano i media francesi, che la porterà entro pochi anni ad una sorta di rottura.
Intanto nel 1969 segue Jean Ferrat alla nuova etichetta discografica Meys, dove avrà modo di conoscere il produttore Gérard Meys, che diventerà suo marito.
Nel 1970 tenta per la quarta volta la strada dell’Eurovision, questa volta in coppia con Daniel Beretta, col brano “Olivier, Olivia”, ma si deve accontentare del secondo posto, cedendo la vittoria a Guy Bonnet, tra gli autori del brano che le ha dato lo slancio per la carriera internazionale.
Il tour internazionale
Sentendosi trascurata dai media francesi, decide di intraprendere un tour internazionale che la porterà dal Canada all’Algeria, dalla Polonia a Cuba, lasciandosi influenzare dai generi musicali che incontrava nei paesi visitati, soprattutto dalla Bossa Nova, a cui comincerà a dedicarsi saltuariamente.
Nel 1972 torna a prestare la voce alla colonna sonora di un lungometraggio e pubblica un nuovo album, interpretando i grandi classici della tradizione francese, che sarà il suo 10° album in 10 anni.
Torna ad esibirsi al Bobino e decide di riprovare, per la quinta volta, la selezione francese per l’Eurovision, con un brano scritto da Ferrat “Je te connais déjà”.
Questa volta però non le va bene e viene eliminata durante la seconda semifinale, arrivando sesta su sette partecipanti.
Decide quindi di tentare la strada dei festival internazionali, partecipando al Tokyo International Music Festival, dove vince nella categoria Miglior artista donna.
Grazie a questa vittoria diventa una star in Giappone, tanto che il pubblico giapponese la elegge miglior artista musicale al mondo nel 1980.
Tutto il decennio degli anni ‘70 la vede stringere un forte legame col suo pubblico grazie ai lunghi tour in giro per il mondo, esibendosi, oltre che nei paesi già citati, anche in URSS, Germania, Finlandia, Marocco, continuando ad incidere una media di un disco all’anno.
Come nel 1963, quando stava per essere lanciata anche come attrice, anche questa ritrovata fama, ha uno stop, grave quanto il precedente.
Un nuovo stop
È tra le personalità che prendono parte al Gala “Union des artistes” e sta preparando un numero circense, al trapezio, in coppia con l’ex pugile Jean-Claude Bouttier, quando un errore di calcolo la fa cadere, portandola a rompersi entrambe le gambe.
Ci vollero altri 2 anni per riprendere l’uso delle gambe e ricominciare a camminare.
Questo periodo però non le impedisce di incidere nuovi brani che troveranno l’apprezzamento del pubblico e della critica e, mentre è ancora in corso la riabilitazione, partecipa per la sesta volta alla selezione per l’Eurovision, dimostrando fino ad ora di essere l’unica vincitrice ad aver colto l’importanza che la partecipazione a questo evento ha per la carriera e per il successo, soprattutto internazionale.
Partecipa con “France, France”, dai toni decisamente patriottici, che la porta al terzo posto della selezione, anche questa volta battuta da Guy Bonnet che è, con lei, l’unico artista francese ad aver rappresentato due volte il Paese.
Ritorno al successo
Finita la riabilitazione, torna a pubblicare album di successo e viene selezionata, con altre 23 grandi donne della musica (tra cui la nostra Milva), per il progetto di beneficenza “La chanson de la vie”.
Tornano anche i tour internazionali e i premi collezionati, fino a ricevere la Legion d’Onore dalle mani del Presidente Mitterand nel 1992.
Nel 2001, per i suoi 40 anni di carriera, torna ad esibirsi al Bobino, da cui registrerà un fortunatissimo album live, ma non si ferma. Si prende il tempo per partecipare ai “Monologhi della vagina” e per girare la Francia per due anni di fila con un tour che unisce le varie età della musica francese e non solo, tra cui il nostro Bobby Solo, e in altre annate anche Gigliola Cinquetti o Umberto Tozzi, tra le nostre star eurovisive.
È ancora in attività, anche se gli ultimi concerti della sua lunghissima carriera li ha tenuti il 18 e 19 marzo 2023, nella sua città natale, Marquette-Lez-Lille, dove le hanno intitolato il teatro, un tempo noto come Kiosk.
Ha in questo modo chiuso un cerchio di oltre 60 anni di musica.
50 album, di cui 4 live, milioni di dischi venduti, innalzamenti alle stelle e rovinose cadute.
Ma rivediamo come la sua fama ha avuto inizio.