France Gall e le sue bambole
La generazione di Gigliola Cinquetti, vincitrice in carica, ha ormai in mano il futuro della musica.
Ce lo dimostra il fatto che anche nel 1965 a trionfare è un’altra adolescente nata nel 1947, esattamente come la nostra cantante veronese, solo qualche mese più grande.
Si tratta di un’adolescente francese, di 17 anni e mezzo, con alle spalle nomi importanti e già qualche successo discografico, che con la sua predecessora andrà anche ad incrociale la strada professionale.
Parliamo di France Gall, figlia di uno dei più rinomati parolieri dell’epoca, Robert Gall, che fu scelto anche per scrivere per due delle più importanti voci della musica leggera mondiale: Charles Aznavour ed Édith Piaf (che abbiamo visto far parte della vita di un’altra vincitrice, poche edizioni fa), ma anche di Cécile Berthier, che fa parte di una famiglia di compositori e musicisti molto attivi, soprattutto in ambito della musica sacra, tanto che suo nonno materno, Paul, ha fondato i Piccoli cantori della croce di legno, suo zio Jacques si fa strada nelle orchestre ecclesiastiche e suo cugino Vincent fonda il centro per lo studio e la ricerca della musica barocca di Versailles, senza contare l’altro suo cugino noto in ambito musicale Denys Lable, che fonda l’unione dei musicisti blues di Francia.
Queste solide basi, saranno per lei un importante punto di partenza per la sua carriera.
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Isabelle Geneviève Marie Anne
Nasce come Isabelle Geneviève Marie Anne, la storia del nome d’arte, che in realtà ha ben poco da dire, la vediamo più avanti.
Già da bambina mette in piedi, spinta dai genitori, per puro divertimento, una piccola orchestrina con i suoi fratelli Patrice e Philippe che già si esibisce sulle spiagge del nord della Francia in estate e nei locali parigini in inverno, con un discreto successo.
Prima di questa esperienza però è introdotta allo studio del pianoforte e della chitarra, che alterna alla passione per l’arte e i giochi da tavolo.
Il suo essere immersa nella musica, lo si evince anche dalle frequenti visite di numerosi artisti nella casa in cui è cresciuta o dalla possibilità di essere spesso dietro le quinte di concerti e all’Olympia, anche se queste distrazioni artistiche la portano ad abbandonare la scuola anzitempo.
Il suo primo vero concerto lo tiene nell’atelier di Noël Brochet, altro suo cugino, scultore di fama internazionale.
Una predisposizione che diventa ben chiara soprattutto a suo padre che lavora nel campo e che la convince a registrare alcuni brani, con l’idea di farli ascoltare ad un suo amico, Denis Bourgeois, editore della Philips. Un’audizione che portò ad un contratto discografico che fu firmato da suo padre in quanto la piccola Isabelle aveva ancora 16 anni da compiere, e che portarono alle prime 4 incisioni.
Ed eccoci al perché del nome d’arte.
France come Francia
La Philips è la casa discografica a cui fa riferimento un’altra giovane star della musica francese, fresca vincitrice dell’Eurovision Song Contest, che si sta facendo strada molto in fretta: Isabelle Aubret.
Proprio per non oscurarla e non permettere confusione, all’atto della firma del contratto le viene proposto di cambiare il suo nome: non sarà più Isabelle, ma diventa France, come la Francia.
Un paragone che la mette in difficoltà, che la spaventa, ma che presto la fa sentire unica e la definisce.
Ma un nome che nasce da un gioco di parole poiché proprio mentre si stavano registrando le sue prime canzoni, veniva pubblicizzata la partita di Rugby Francia-Galles e sia il padre che il discografico pensarono bene che l’assonanza con il cognome, l’associazione con la Francia intera e i rimandi sportivi, fossero perfetti, anche se la piccola Isabelle aveva un soprannome che l’ha accompagnata fino ai suoi ultimi giorni: Babou.
Inizia quindi la sua carriera musicale come simbolo di una gioventù gentile ma allo stesso tempo irriverente.
Il primo brano
Il suo primo brano viene trasmesso dalle radio il giorno del suo sedicesimo compleanno ed è subito un successo.
“Ne sois pas si bête” sorprende e arriva in classifica, lanciandola come stella dello yé-yé d’oltralpe.
Per lanciarla definitivamente e rilanciare un autore molto quotato, ma senza l’appoggio del pubblico, viene chiesto a quest’ultimo di cominciare ad occuparsi dei testi per la nuova starlette della canzone francese: nasce così la collaborazione con Serge Gainsbourg che già da subito rappresenta un vero exploit.
La collaborazione con Serge Gainsbourg
Nel 1964 arriva anche la sua prima esibizione dal vivo, in apertura di un concerto di Sacha Distel, grazie alla quale inizia la collaborazione con l’impresario Maurice Tézé e la sua squadra autoriale, che le rendono difficile mantenere il suo repertorio, permettendole però, allo stesso tempo, di avere un repertorio originale, mentre le altre college yé-yé, non solo in Francia, si limitano a proporre adattamenti dei successi anglosassoni.
Nei primi anni della carriera sono decine i grossi nomi del cantautorato francese a scriverle dei brani, ma è Gainsbourg a tirare fuori la sua vera indole, facendone la “Lolita di Francia” grazie a tutte la caratteristiche che naturalmente le appartengono: è giovane, bella, ingenua, con un volto angelico.
Le orchestrazioni di Alain Goraguer inoltre le permettono di spaziare dal jazz alla musica per bambini senza perdere credibilità, rafforzandone, semmai, l’autorità come punto fermo sulla scena musicale francese dell’epoca.
Nel 1964 pubblica uno dei brani di maggior successo per la musica francese dell’epoca, per quanto rivolto ad un pubblico infantile, “Sacré Carlemagne”, che ha dovuto pubblicare per quanto non le piacesse affatto, ma che è entrato addirittura nella top5 in Turchia e adesso dà il nome ad una strada in una cittadina delle Ardenne. Grazie al successo dei suoi primi 4 brani, che le permisero di vendere già circa 3 milioni di copie in tutta Europa, diventa un’ospite fissa nelle varie trasmissioni televisive francesi.
Eurovision Song Contest 1965
Pochi mesi dopo appare sulla copertina della rivista “Mademoiselle âge tendre” e Serge Gainsbourg ne trae ispirazione per scrivere “Poupée de cire, poupée de son” con cui andrà a vincere la decima edizione dell’Eurovision Song Contest, rappresentando il Lussemburgo.
Una vittoria controversa, non tanto per l’apprezzamento del brano, che a tutt’oggi è uno dei più amati tra i partecipanti alla manifestazione, quanto per la storia che si cela dietro.
Partiamo dal presupposto che il pubblico francese non ha mai mandato giù che la loro stella nascente, insieme ad uno dei più acclamati autori nazionali, rappresentasse un altro paese, e questo determinerà da subito un iniziale stop per la carriera di France Gall.
Ma non è questa la problematica maggiore.
Dissidi con l’orchestra
Durante le prove a Napoli, queste vengono interrotte più volte dall’intemperanza dell’autore che crea dissidi con l’orchestra.
A loro volta i musicisti non apprezzano il brano, criticandone la partitura e fischiando addirittura la cantante, provocando una forte tensione con l’intera delegazione lussemburghese.
La motivazione del dissenso da parte degli orchestrali stava nel fatto che il brano si discostasse troppo dal genere a cui il pubblico era abituato, altre ad una esecuzione tutt’altro che perfetta da parte dell’interprete.
Si riesce a trovare un compromesso, ma di questo la giovane cantante viene tenuta all’oscuro, tanto da non salire sul palco tranquilla, e (come dichiarerà) si sente già perdente, anche se non si immaginava ultima.
Ma proprio il suo atteggiamento davanti al microfono, in contrasto con il brano, la fanno apprezzare dalle giurie che la portano sul gradino più alto del podio.
Un successo incredibile
Il successo fu incredibile, portandola a registrare il pezzo in diverse lingue, raggiungendo il primo post nelle classifiche di decine di paesi, non solo europei, come ad esempio il Giappone o l’Argentina, vendendo oltre 4 milioni di copie in giro per il mondo.
Fu proprio questo successo a non andare giù al pubblico d’oltralpe che non accettò nemmeno il fatto che France Gall avesse semplicemente accettato la proposta da parte della TV del Lussemburgo senza sapere nulla del processo di selezione.
Dopo la vittoria fu vittima di due attacchi inaspettati: uno da parte del suo compagno di allora (Claude François, su cui torneremo più tardi) che le disse “Hai vinto, ma mi hai perso. Hai cantato stonata, sei stata terribile!”, lasciandola invece di condividere la gioia di quel momento; l’altro da parte di Kathy Kirby, rappresentante britannica, vincitrice annunciata, che la schiaffeggiò prima che lei salisse sul palco per la premiazione, accusandola di averle rubato la vittoria.
Troppi doppi sensi
Il brano è ricco di doppi sensi.
In primis mette in una posizione ambigua l’interprete stessa, come fosse una bambola controllata dal suo burattinaio, che sarebbe l’autore stesso che la porta ad interpretare brani con letture non consone per un’adolescente.
Ma comprende anche una accezione legata al mondo del sesso.
La ragazza è una bambola di cera, che si scioglie al calore della tentazione dei ragazzi, ma anche al fatto che quelle bambole hanno un corpo “floscio”, come una persona che non riesce a reggersi in piedi, mentre la seconda accezione diventa un modo di dire molto usato dai ragazzi per indicare una ragazza molto rumorosa al momento dell’atto.
Tutte accezioni che la giovane France non aveva preso in considerazione ma che, una volta cresciuta ha assimilato, rinnegando il brano, senza quasi volerne più parlare.
Per quanto il successo sia innegabile anche ai giorni d’oggi, con decine di versioni e cover in altre lingue, includendo persino il vietnamita, anche da parte di alcune star dell’epoca, come darle torto?
Dicevamo che tra i momenti peggiori di questa vittoria c’è la telefonata con il suo compagno dell’epoca.
La relazione con Claude François
Si tratta in realtà di una relazione segreta poiché Claude François, era sposato quando diede vita ad una liaison amorosa con la giovane star, che era ancora diciassettenne, mentre lui aveva superato i venticinque anni.
Lui, forte dell’influenza che sapeva di esercitare su di lei, non era nemmeno presente a Napoli, tanto da spingere la giovane trionfatrice a disertare la conferenza stampa per poter tornare in Francia e riconciliarsi con il cantante fedifrago di cui era comunque innamorata.
Una storia che si trascinerà per altri due anni, portata a termine però dalla ormai ventenne France e che farà la fortuna di Claude François che pubblicherà “Comme d’habitude”, che diventerà un evergreen mondiale grazie alla versione che ne farà Frank Sinatra con “My way”.
Nel 1965 France Gall si presenta ancora ingenua, lontana dalla manipolazione mediatica di cui è palesemente vittima grazie ai testi volutamente ambigui, in contrasto con l’immagine pura che la cantante continua ad avere.
Ad aprirle gli occhi sarà un altro enorme successo del 1966, “Les Sucettes”, letteralmente lecca-lecca, che scatenò un’ondata di polemiche e scandali che lei comprenderà solo dopo la sua partecipazione alla trasmissione “Viva Morandi” in cui il nostro Gianni Morandi cerca l’amore.
France Gall interpreta questo brano identificando la grazia, mentre Christine Lebail lo reinterpreta nel ruolo della purezza.
Interpretazioni contraddittorie che le fanno capire la natura ambigua del testo, fino a portarla a rompere la collaborazione professionale con l’autore che le ha portato fama e successo, nonostante fossero comunque previste altre uscite a firma di Gainsbourg.
Ma anche i brani successivi non aiutano l’interprete a riacquistare la fiducia del pubblico.
La nuova carriera in Germania
Dato che l’appoggio del suo pubblico in patria sembra ormai perso, inizia una carriera, decisamente redditizia, in Germania, dove si avvale della collaborazione con Werner Müller e il nostro Giorgio Moroder, che le porterà grandi soddisfazioni.
In Francia le cose sembrano andare a rotoli, tanto che anche le sue nuove pubblicazioni per l’infanzia vengono viste con uno sguardo assurdamente malizioso, tanto da far circolare un’illustrazione per il brano “J’ai retrouvé mon chien” la vede con tre uomini maturi al guinzaglio, trascendendo completamente il senso della canzone.
Tenta ancora tornando al suo primo orchestratore Alain Goraguer nel 1968, ma l’esplosione dei moti del maggio 68 la portano a decidere di lasciare Parigi per non vivere questi eventi.
A Sanremo con Gigliola
Nel 1969 firma un contratto con una piccola casa discografica, La Compagnie, che la porta anche al Festiva di Sanremo, in coppia con Gigliola Cinquetti, per interpretare “La pioggia” che diventerà un successo anche in Francia, ma nella versione della nostra Gigliola.
Durante questo periodo di insoddisfazione professionale, si dedica come spettatrice ai musical e, in questa occasione, conosce Julien Clerc che diventerà il suo compagno per i successivi 5 anni e che lascerà perché si sentirà spossata dal suo sentirsi in ombra dai successi del compagno mentre lei vive un momento di “deserto artistico”.
Eppure in questo periodo di tentativi ne sono stati fatti: è stata la prima artista francese a pubblicare con l’etichetta statunitense Atlantic, ha collaborato con nomi acclamati da critica e pubblico, ha richiamato Serge Gainsbourg, si è data ai testi impegnati.
Nessun tentativo la riporta in auge e la sua stella sembra eclissata per sempre, tanto che accetta anche di lavorare per un fotoromanzo, che vede come uno dei punti più bassi della sua carriera, tanto da dichiarare che il passo successivo poteva essere solo un porno.
Per fortuna coglie l’occasione di conoscere Michel Berger, noto cantautore francese che nei primi anni 70 sta costruendo la sua fortuna, e nonostante i giudizi decisamente negativi sui brani che France si appresta a registrare, decide di scrivere dei brani per lei.
La svolta
Torna il pubblico, torna l’entusiasmo, torna il successo e la soddisfazione personale, evidentemente dovuta anche all’amore che France nutre per Michel, tanto da arrivare al matrimonio nel 1976, l’unico nella vita della cantante, che però la segnerà nella gioia, come nel dolore.
Per suggellare l’unione, Michel Berger scrive un musical rock ispirato a “La Sirenetta” facendo di France la protagonista assoluta, che ottiene anche un buon successo grazie alla messa in onda televisiva.
Con suo marito France Gall vivrà la sua seconda vita artistica e, soprattutto, l’armonia familiare che le era mancata e che comincia a prediligere rispetto ad altro.
Nel 1978 nasce sua figlia Pauline Isabelle e nel 1981 il figlio Raphael Michel, ma nel frattempo aveva anche riacquistato l’amore per il palcoscenico e nel 1978 torna in concerto, mostrando nuovi volti e una nuova France Gall, che si dedica anche alla Bossa Nova ma, soprattutto, diventa una stella a teatro, grazie al musical “Starmania”, scritto da suo marito, che resta per mesi al Palazzo del Congresso di Parigi, nonostante il genere fosse osteggiato dai produttori, trattandosi di opera rock.
È tornata la stella brillante che sapeva di essere all’inizio della sua carriera e nel 1980 inizia una breve collaborazione, che porterà ad una lunga amicizia, con Elton John.
Torna in vetta alle classifiche di vendita, portando i due album pubblicati nel 1980 e nel 1985 al primo posto, rispettivamente per 12 e per 9 settimane, un record per lei che aveva pubblicato il primo vero album di inediti solo nel 1976, mentre i precedenti erano solo raccolte dei singoli lanciati, senza un vero progetto dietro.
In questi anni una nuova attività occupa il tempo di France Gall.
Nuovi progetti
Si tratta dei progetti umanitari che mette in piedi con suo marito e altri colleghi, entrando a far parte dell’associazione “Cantanti senza frontiere”.
Nel 1985 aderisce ad un progetto solidale per l’Etiopia, per poi fondare “Action Écoles”, lavorando soprattutto in Mali.
Al progetto aderisce anche Daniel Balavoine, caro amico della coppia, che però ci lascia nel 1986, sconvolgendo la vita dei due che gli dedicano un intero album, Babacar, che sarà il più venduto della carriera di France Gall e che contiene anche “Ella, elle l’a”, che otterrà uno strepitoso successo in tutto il mondo.
Nonostante il ritrovato successo, la nostra stella vuole mettere un punto sulla sua carriera, tanto che Michel Berger si sente tradito anche solo per il pensiero della moglie, portandola a ripensarci, dando vita ad un progetto di coppia, pubblicando un album insieme.
Nell’estate del 1992 Michel Berger ha un infarto in un periodo molto difficile per la coppia, dato che secondo Franka Berger, sorella di Michel, stavano avviandosi verso la separazione dato che lui stava frequentando una giovane modella, Béatrice Grimm, con cui stava decidendo di andare a convivere.
La morte del marito
La morte di suo marito sconvolge comunque la vita di France che decide di onorare il progetto dell’album di coppia, pur portandolo a compimento da sola, oltre a riprendere Starmania nel febbraio nel 1993, come sua prima uscita pubblica dopo essere rimasta vedova.
Durante questo periodo, probabilmente complice lo stress emotivo vissuto, scopre di avere un cancro al seno, che riesce a curare facilmente.
Si immerge totalmente nel lavoro, scrivendo e supervisionando spettacoli basati sulla musica del suo pigmalione, anche dopo che avrà ricominciato a vivere accanto al nuovo compagno, Bruck Dawit, importante produttore discografico che ha lavorato tra gli altri con nomi del calibro di Michael Jackson, Bruce Springsteen, Eric Clapton, Rolling Stones…
La sua carriera va a gonfie vele e i tour organizzati la riempiono di soddisfazioni, ma alla fine del 1997 un altro lutto la sconvolge: sua figlia Pauline Isabelle muore di fibrosi cistica.
La perdita della figlia
La tragedia la porta a mettere un punto fermo sulla sua carriera artistica, accettando di apparire solo poche volte in pubblico, l’ultima delle quali in un duetto con Johnny Hallyday all’Olympia nell’estate del 2000. Rifiuta ogni proposta da quel momento in poi e, dopo un lungo periodo di lutto, torna ad apparire sui media francesi, intervistata da Radio Europe 1, e dichiara di star scrivendo uno spettacolo per onorare Michel Berger a 20 anni dalla sua morte.
Lo spettacolo vede la luce nel 2015 e gira per un anno in tour tra Francia, Belgio e Svizzera, ottenendo il 30 gennaio il premio come miglior musical ai Crystal Globes.
Sarà la sua ultima apparizione pubblica.
Il tumore al seno
Nel 2015 il tumore al seno che sembrava superato nel 1993, è tornato in forma più grave, portandola alla morte il 7 gennaio 2018, a 70 anni.
Parallelamente all’attività musicale, abbiamo visto il suo impegno umanitario che non nasce negli anni 80, con i progetti umanitari di cui si fa promotrice, ma ben prima.
Infatti già nel 1969 le sue visite a Dakar si fanno frequenti, co-fondando l’associazione “Les amis de N’gor”, che la vedrà impegnata fino alla fine dei suoi giorni, tanto da vivere lì sei mesi l’anno dopo aver dato l’addio ai palcoscenici.
Inoltre si dedica all’organizzazione Cœurs de Femmes come mecenate e finanziatrice. Anche il cinema ha bussato più volte alla sua sua porta, anche se l’unico progetto che l’avesse stuzzicata fu una versione live del successo della Disney “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
Nel 1965 fu contattata da Walt in persona per interpretare Alice, ma dopo la scomparsa del cineasta nel dicembre 1966, il progetto morì con lui.
Tuttavia, nonostante più volte avesse detto di odiare la recitazione, partecipò ad un progetto televisivo, come protagonista di un cortometraggio di circa 25 minuti.
Rifiutò persino la corte di suo marito, in ambito cinematografico, che nel 1988 voleva intraprendere un progetto basato sull’album “Babacar” come fil rouge, poi arenato.
Ma questi rifiuti non sorprendono, avendo pubblicamente respinto la proposta di Bertolucci che la voleva come protagonista anche di “L’ultimo tango a Parigi”.
Però il suo personaggio appare spesso in film che parlano della vita di altri, come ad esempio in “Gainsbourg (vie héroique)” o in “CloClo”, senza contare il documentario sulla sua vita mandato in onda nel 2001, nonostante lei avesse dichiarato di non amare le biografie.
Ma soprattutto è con la musica che appare in film anche importanti, diretti da nomi di tutto rispetto come Alain Resnais, James Ivory o Xavier Dolan.
Due importanti riconoscimenti
Negli ultimi anni della sua vita ottiene due importanti riconoscimenti da parte della Repubblica Francese: nel 1994 è Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore e nel 2017 Ufficiale dell’Ordine Nazionale del Merito.
Nel corso della sua carriera ha venduto oltre 20 milioni di dischi, ha pubblicato un centinaio di singoli e circa 30 album, dividendo nettamente in due la sua carriera musicale, inglobata poi nel musical, nonostante non avesse la passione per la recitazione.
Ma vediamola nel momento in cui i suoi successi adolescenziali diventano mondiali, con la vittoria all’Eurovisione del 1965:
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