Un’altra giovane artista
Avevamo già detto come la generazione del 1947 si fosse imposta sulla scena musicale e, dopo una parentesi legata ad un artista navigato e già di successo, torna ad imporsi un’altra giovane artista di quella stessa generazione, per quanto non più adolescente, avendo raggiunto i 20 anni.
Anche lei ha raggiunto i suoi primi successi da adolescente, quando aveva 17 anni, ma cerchiamo di conoscerla un po’.
Stiamo parlando di Sandie Shaw, prima vincitrice britannica dell’evento, tra le più note cantanti del tempo, anche in Italia.
Nata Sandra Ann Goodrich, ha lasciato presto la scuola tecnica che stava frequentando per lavorare come operaia nella fabbrica della Ford della sua contea, accettando saltuariamente lavori come modella.
Da sempre appassionata di musica, partecipa ad un concorso per talenti locali e si classifica seconda, ottenendo così la possibilità di esibirsi durante un concorso di beneficienza che si tenne a Londra, dove ebbe modo di farsi ascoltare da parecchi addetti ai lavori, tra cui Adam Faith, noto cantante e attore, che, notando il suo potenziale le fa conoscere la sua manager Eve Taylor che le propone un contratto con la Pye Records convincendola a cambiare il suo nome in Sandie Shaw e dando vita ad una lunga collaborazione con Chris Andrews, per quanto il primo singolo “As long as you’re happy baby” non ebbe il successo sperato.
Il secondo tentativo proposto fu una cover, scritta da Burt Bacharach e Hal David per Dionne Warwick l’anno prima.
I primi successi
“(There’s) Always something there to remind me”, entrata in classifica nella versione di Lou Johnson ma sconosciuta in Europa, divenne il suo primo successo, diventando la sua prima Numero 1 in patria, ottenendo lo stesso successo dell’originale anche negli Stati Uniti, seppure pochi mesi dopo la pubblicazione della versione originale.
Probabilmente uno dei problemi principali della carriera di Sandie Shaw sono state le scelte sbagliate del suo entourage.
Un esempio lampante è il suo secondo singolo inedito, pubblicato dopo il grande successo ottenuto con la cover.
“I’d be far better off without you” fu scelto per confermare il successo, ma fu ignorato dai DJ e dalle radio che preferirono diffondere e promuovere il suo lato B “Girl don’t come”, tanto da costringere la casa discografica ad invertire i lati e farne il lato A.
Il brano arrivò in top3 nel Regno Unito e divenne il suo più grande successo negli Stati Uniti, consacrandola anche in Italia, dove divenne un classico la sua versione come “E ti avrò”.
Dopo altri due brani in top10, nel 1965 torna a dominare le classifiche britanniche con “Message understounder”, sempre con lo stesso gruppo di lavoro, con cui si ritrovò a dover valutare una demo che sarebbe stata un successo certo.
Sandie Shaw si oppose alla registrazione del brano, non perché non le piacesse o non ne fosse convinta, quanto perché decisamente colpita dall’interpretazione che ne diede il cantante che la propose.
Si trattava di “It’s not Unusual” che fu interpretata per il demo da Tom Jones che, spinto da Sandie Shaw, registrò la sua versione dando vita alla sua strepitosa carriera.
La cantante scalza
Per Sandie Shaw quello fu un periodo d’oro. costantemente presente nelle più importanti trasmissioni televisive britanniche, personificazione degli “Swinging sixties”, successo continuo anche in Europa, grazie all’intuizione di tradurre e interpretare lei stessa i suoi successi in italiano, tedesco, spagnolo e francese, accrescendo la sua fama e facendone una delle personalità più note dell’epoca, oltre ad una sua caratteristica saliente: si esibiva scalza, tanto da essere conosciuta globalmente come “La cantante scalza” per antonomasia, ancora oggi per le vecchie generazioni, cosa che la rese molto cara al suo pubblico, e dichiarò che in quel modo riusciva a sentire meglio l’atmosfera delle sue canzoni, sentendosi più a suo agio.
Sandie Shaw è stata tra le prime artiste occidentali ad esibirsi in Iran, prima della rivoluzione religiosa e, nello stesso periodo, avrebbe dovuto esibirsi negli USA ma ebbe problemi con il visto e non se ne fece più nulla.
La scelta di inserire nei suoi album, in alternanza, inediti e cover, fu vincente, per quanto figlia del suo tempo.
Infatti nel 1967 le vendite cominciarono a calare e il suo manager cominciò a pensare di darle una nuova direzione, spingendola verso il cabaret o il teatro musicale, quando fu selezionata dalla BBC per rappresentare il Regno Unito all’edizione viennese dell’Eurovision Song Contest del 1967.
Eurovision 1967
Sandie Shaw non ne era entusiasta, aveva numerose riserve ritenendo che quella partecipazione avrebbe minato la sua credibilità, ma non si tirò indietro e fu protagonista di uno show televisivo in cui interpretò cinque brani per far sì che fosse il pubblico a scegliere quello che avrebbe portato all’evento.
A vincere, grazie ai voti del pubblico, fu “Puppet on a string”, scritta da Bill Martin e Phil Coulter, che lei non ha mai amato, nemmeno dopo il trionfo ottenuto all’Eurovision e il successo commerciale del brano.
Riteneva non fosse rappresentativo del suo repertorio o delle sue scelte musicali, anche se fu la sua terza Numero Uno in classifica, un record per un’artista donna all’epoca, almeno nel Regno Unito.
La canzone divenne un successo in tutta Europa, il singolo più venduto in Germania, con oltre 4 milioni di copie è a tutt’oggi uno dei brani di maggior successo dell’intera rassegna musicale eurovisiva, eppure lei continua a non esserne convinta.
A limitarne l’entusiasmo però potrebbe aver contribuito una sorta di censura attuata dalla BBC già prima della vittoria, ostracizzandola e non invitandola più in trasmissioni televisive poiché rappresentava “L’altra donna”, in un caso di divorzio pubblico, tanto che avrebbero voluto sostituirla per l’evento, e poi hanno limitato la sua presenza in TV.
In un periodo un po’ opaco per la sua carriera musicale, si dedicò ad un’altra delle sue passioni.
Abbiamo visto come da ragazza si dedicasse, per quanto saltuariamente, a lavori da modella e questa passione non l’abbandonò mai.
Diventa stilista
Così nel 1968 fondò un marchio di moda col suo nome, disegnando abbigliamento, scarpe e gioielli, ottenendo un discreto successo per un lungo periodo.
Dopo il periodo di ostracismo da parte della TV pubblica britannica, fu protagonista di uno show tutto suo, da cui fu registrato un disco di successo e avrebbe dovuto prendere parte alla sua prima produzione cinematografica.
Avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di una delle protagoniste in “Mrs. Brown, You’ve got a lovely daughter”, ma decise di lasciare la produzione prima che cominciassero le riprese, forse subodorandone le criticità.
Il declino
Nonostante il 1968 sembrava rappresentare per lei una sorta di rilancio, in realtà la sua carriera era già inesorabilmente in declino.
Nel 1969 ebbe la sua ultima top10 con “Monsieur Dupont”, cover di un successo tedesco.
La sua produzione vira e pubblica un album di cover di artisti rock, a cui il suo pubblico era meno avvezzo, come Bob Dylan, i Rolling Stones o i Led Zeppelin, diventando la prima celebrità a coverizzare un brano della band.
Il 31 dicembre è celebrata dalla BBC in una trasmissione televisiva che ripercorre la musica degli anni sessanta, di cui lei è indubbiamente un’icona.
Sanremo 1970
Nel 1970 è in gara al Festival di Sanremo con la canzone “Che effetto mi fa” abbinata a Pino Donaggio.
Purtroppo questa collaborazione non funziona e la canzone non raggiunge la finale.
Per quanto avesse già contribuito alla scrittura dei suoi successi, fu in questo periodo che diventa ufficialmente co-autrice dei brani che pubblica, per quanto nel 1972 fu interrotta la sua collaborazione con la Pye Records.
Non cercò una nuova casa discografica, ma si dedicò ad altre attività come la scrittura di un musical rock, la recitazione a teatro, tra l’altro interpretando Ophelia in Amleto o Giovanna D’Arco in Saint Joan di George Bernard Shaw, o ancora scrivendo libri per bambini.
Nonostante fosse senza etichetta, non smise di apparire in TV e si fece apprezzare in un Music Hall della BBC e in un ciclo di trasmissioni musicali in cui otto artisti ebbero uno speciale televisivo dedicato a loro in maniera monografica.
Nel 1977 firma per la CBS e pubblica due singoli che non ebbero riscontro.
Nei primi anni ottanta inizia una collaborazione con alcuni artisti della Virgin, tra cui i BEF, che la riportano alla ribalta.
Arriva un invito da parte di Chrissie Hynde dei Pretenders ad esibirsi con loro, da cui nasce una lunga e salda amicizia, e un nuovo album, nel 1983, atto a pubblicizzare l’esposizione mondiale per la pace, che si tenne a Londra pochi mesi dopo.
Morrissey e gli Smiths
Ma a rilanciare la sua carriera contribuì soprattutto un attestato di stima da parte di Morrissey e Johnny Marr dei The Smiths, che le scrissero una lettera dicendole che “la leggenda di Sandie Shaw non può essere finita”, tanto che Nik Powell, di cui più tardi sveleremo il ruolo, contatta il discografico della band e insieme propongono un album di cover degli Smiths reinterpretati da Sandie Shaw.
Una decisione vincente, tanto che la sua versione di “Hand in Glove”, primo singolo della band di Morrissey, raggiunge la top30 per la prima volta da 15 anni prima, spingendola a reinterpretare i suoi primi successi.
Nel 1986 intraprende il suo primo tour, dopo oltre 20 anni di carriera, e nel 1988 pubblica un nuovo album che le regala non poche soddisfazioni, tanto che torna a dedicarsi ai live imbarcandosi in due tour consecutivi, oltre alle esibizioni al Gay Pride e al festival della pace di Londra.
Sanremo 1990
Nel 1990 torna a Sanremo, dopo la partecipazione in gara nel 1970 con “Che effetto mi fa”, per interpretare la versione internazionale di “Sono Felice”, portata in gara da Milva, che nella sua versione diventa “Deep Joy”.
Gli anni 90 sono per lei fonte di rinnovamento: la pubblicazione di molte compilation da parte di etichette minori, le ristampe dei suoi dischi degli anni sessanta, l’autobiografia “The world at my feet” e, soprattutto, la decisione di dedicarsi allo studio.
Questa decisione è per lei fondamentale nella sua carriera.
Gli studi di psicoterapia
Infatti si specializza come psicoterapeuta ad Oxford nel 1994 e dopo gli anni di tirocinio obbligato, apre con suo marito una clinica, oggi denominata “Barefoot therapy: the arts clinic” in cui fornisce supporto psicologico a coloro che operano nel settore dell’intrattenimento, dei media e dello sport.
Nel 1998 diventa anche professore onorario di musica per la Royal Society of Musicians”. Abbiamo detto che molte etichette minori, negli anni 90, hanno pubblicato compilation utilizzando brani di Sandie Shaw.
Questo perché non c’era la giusta tutela dei diritti delle proprietà intellettuali dell’artista.
Ma ha dato vita ad una battaglia legale, che poi ha vinto, per riappropriarsi dei diritti legati ai suoi brani, soprattutto del periodo di maggior successo, per poi cedere la licenza alla EMI nel 2003, sfruttata ottimamente dalla casa discografica che ha pubblicato compilation con le registrazioni in altre lingue, prima raccogliendo i brani in italiano e francese, e l’anno dopo quelli in spagnolo e tedesco, oltre alla riproposizione dei suoi ultimi lavori e la raccolta in un cofanetto da collezione.
Sempre nel 2003 viene interpretata da Ashley Williams in un episodio di American Dreams.
Abbiamo già visto, durante la sua partecipazione all’Eurovision, che non ne era assolutamente entusiasta e ha sempre preso le distanze da quell’esperienza, ma durante gli anni 2000 i suoi toni si smorzano, tanto da dichiararsi orgogliosa di quell’esperienza e riproponendo “Puppet on a string” in molte ospitate televisive, oltre ad una versione ballad del successo del 1967, riarrangiato e intitolato per l’occasione “Puppet’s got a brand new string”.
Una tregua verso l’evento continentale che però dura poco, e nel 2010 torna ad attaccarne la qualità dichiarando “Era brutto quando l’ho fatto io, adesso è addirittura peggiorato”.
Il ritiro
Dopo alcune ospitate in TV tra il 2010 e il 2012, decide di ritirarsi dall’industria musicale nel 2013, prima di ottenere l’importante riconoscimento di “Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico” per i servizi resi alla musica.
Dopo aver dato uno sguardo, un po’ approfondito, alla sua carriera, ficchiamo il naso nella sua vita privata, anche se, nonostante tre matrimoni e il coinvolgimento in una causa di divorzio, non c’è molto da dire.
La vita privata
Nel 1968, proprio quando lancia la sua linea di moda, sposa lo stilista Jeff Banks, che poi darà vita ad uno dei marchi di moda più popolare nel Regno Unito, da cui ebbe la prima figlia, Gracie, nata nel 1971.
Ricordiamo che nel 1967 Sandie Shaw fu l’altra donna, quindi l’amante, in una causa di divorzio del 1967, tanto da essere censurata dalla BBC in quel periodo.
Non essendoci altri uomini ufficiali nella vita di Sandie prima di lui, è facile ricondurre il tutto alla relazione tra loro, ma invece Jeff non era mai stato sposato prima di conoscere Sandie, per cui vuol dire che il loro matrimonio fu deciso in tutta fretta, dopo pochi mesi dal loro incontro.
Divorziarono nel 1978 e subito dopo inizia un impegno che dura tutt’ora unendosi alla Soka Gakkai.
In questo periodo la sua crisi artistica fu davvero evidente, tanto da iniziare a lavorare come cameriera in un ristorante di Londra, dopo i pessimi investimenti e la rovina finanziaria dichiarata nella sua autobiografia.
Nel 1982 sposa Nik Powell, co-fondatore della Virgin e presidente della European Film Academy.
Lo abbiamo già trovato come artefice della sua rinascita artistica negli anni 80 e come artefice dell’album di cover dei The Smiths.
Da Nik avrà altri due figli, Amie e Jack prima del divorzio avvenuto nel 1995.
Ricordiamo che nel 1994 con lui ha aperto la clinica psicoterapica dedicata ai lavoratori dell’intrattenimento.
E lo ricordiamo perché il terzo marito è Tony Bedford, psicologo affermato, con cui dirige la clinica, anche se il matrimonio con quest’ultimo è del 2002.
Tre matrimoni
Tre matrimoni, tre persone importanti ai fini della sua carriera che sembrano quasi usati ai suoi scopi.
Ma questo è solo un mio pensiero ad alta voce, poiché né lei si è mai espressa in questi termini, né i suoi ex mariti si sono mai lamentati di essersi sentiti usati.
In passato abbiamo visto molte stelle vittime di problemi di salute, sottoporsi ad interventi e terapie estenuanti.
Nel suo caso la situazione è un po’ diversa: ha cominciato a non stare più bene guardando i suoi piedi, che a detta sua avevano dei difetti, così nel 2007 si è sottoposta ad un intervento correttivo che le ha impedito di camminare per qualche mese.
Amnesty International e la Brexit
Per tutta la sua carriera non ha mai espresso opinioni politiche, senza mai esporsi ai fini della vita pubblica, ma poco prima di ritirarsi dalle scene, nel 2012, si è fatta sentire aderendo ad una campagna di Amnesty International per porre fine alle violazioni dei diritti umani in Azerbaigian, che quell’anno ospitava l’Eurovision Song Contest.
Nel 2014 si spese in favore delfatto che la Scozia restasse parte del Regno Unito, mentre nel 2016 si espresse contro la Brexit.
Rispetto ai precedenti vincitori visti fino ad ora, Sandie Shaw è stata quella con le premesse maggiori ma con i risultati meno entusiasmanti.
Dei suoi 39 singoli originali, senza contare gli 8 pubblicati per il mercato italiano, e gli altrettanti per il mercato tedesco, francese e spagnolo, 29 sono stati incisi nei primi 8 anni di carriera, ed è in questo periodo che si concentrano anche le vendite e la pubblicazione degli album, di cui 5 negli anni sessanta e due negli anni ottanta.
Ha sicuramente rappresentato molto, ed è uno dei simboli degli anni sessanta, ma purtroppo verrà ricordata dai più soprattutto per quel momento nella sua carriera che lei rinnega.
Per quanto abbia quasi rinnegato la partecipazione all’Eurovision, rivediamola al momento della vittoria, picco più alto della sua carriera.