Una falla nel regolamento
Come abbiamo già visto parlando di Frida Boccara, l’edizione del 1969 ha avuto ben quattro vincitrici, a causa di una falla nel regolamento che fu preso sottogamba dagli organizzatori, ma anche dall’ente di riferimento.
Ad oggi sappiamo inderogabilmente che il vincitore può essere solo uno, ma solo come risultato di una evoluzione che ha ridisegnato i confine della manifestazione musicale più seguita al mondo.
Ed eccoci quindi per la seconda volta a parlare della stessa annata, dopo aver dato uno sguardo a quella che, secondo il regolamento attuale, sarebbe stata la vincitrice effettiva e che ha avuto una carriera di tutto rispetto, sapendosi fermare prima che la sua parabola diventasse discendente.
L’ordine scelto è stato quello alfabetico, che corrisponde sia se lo seguiamo pensando al nome delle artiste, sia al paese che hanno rappresentato e per cui hanno conquistato la vittoria. E dopo la Francia di Frida Boccara, passiamo ai Paesi Bassi di Lenny Kuhr.
Lenny Kuhr
Lenny è stata la prima vincitrice ad essere nata nella stessa decade di nascita dell’Eurovision, essendo nata a febbraio del 1950.
Il suo nome d’arte deriva dal nomignolo che le avevano dato da bambina, per quanto leggermente modificato nel tempo.
Helena Hubertina Johanna Kuhr, veniva chiamata “Lenie” come storpiatura del suo primo nome e con questo vezzeggiativo partecipa ad un concorso dedicato ad artisti esordienti, il “Cabaret degli sconosciuti” di Eindhoven, con “Laat maar” che le regala le prime soddisfazioni, vincendo la manifestazione e dandelo modo di firmare un iniziale contratto con la Philips Records per la pubblicazione del brano come primo singolo.
Aveva da poco compiuto 17 anni e, mi sembra carino da ricordare, ogni volta che raccoglie successi di questa portata sembra che sia un regalo per il suo compleanno, dato che anche l’altra importante vittoria arriva a pochi giorni dai festeggiamenti, come vedremo più tardi.
La sua è stata un’infanzia normalissima, passata a dividersi tra “dovere e piacere”, portando a termine gli studi senza mettere da parte la sua passione per la musica, soprattutto per lo stile da chansonnier francese, che la caratterizza soprattutto nella fase iniziale della sua carriera.
Dopo la vittoria al Cabaret degli sconosciuti viene invitata in alcune trasmissioni televisive, tra cui una dedicata alle novità discografiche diretto da Nico Knapper che fu davvero colpito dal talento e dalla propensione artistica di Lenny e, con sua moglie Jeanine, si fa promotore e mentore della giovane artista, diventando a tutti gli effetti il suo primo manager.
L’incontro con David Hartsema
Durante tutto l’anno partecipa a eventi dal vivo e trasmissioni televisive e durante una fiera della canzone conosce David Hartsema, paroliere col quale entra subito in sintonia e con cui diede vita ad una collaborazione che divenne proficua e soddisfacente, e con cui firma i suoi singoli successivi, promossi sempre da Knapper che coinvolge Lenny nella sua fondazione “De Werwinker”, nata per promuovere la musica nederlandese oltre i confini dei Paesi Bassi.
Non sono trascorsi ancora due anni dal debutto, eppure il nome della Kuhr è già diventato un classico per gli olandesi che hanno imparato a conoscerla.
Dopo cinque giorni dal suo diciannovesimo compleanno, il 27 febbraio 1969, accompagnata alla chitarra da Piet Souer, vince il Nationaal Songfestival con “De troubadour”.
Il brano è motivo di orgoglio per la giovane cantante che ebbe l’ispirazione mentre dormiva e si svegliò per scrivere la melodia in maniera istintiva.
Dopo averla messa a punto, come prima versione, corse a svegliare i suoi genitori per far ascoltare il brano, fischiettandolo, dando a loro l’ultima parola.
Ottenendo la loro approvazione propose la musica a David Hartsema per far sì che lui scrivesse un testo.
Il brano è una ballata ispirata, sia musicalmente che nei testi, alla tradizione della canzone popolare.
Il brano canta di un Trovatore medievale e dell’impatto che la sua opera ha sul pubblico che lo ascolta.
Già durante la selezione nazionale sembrava vicina ad un pareggio dato che uno dei giurati, Robbie Dale, vota per Conny Vink che poi si classifica seconda con un solo voto di differenza.
Questa differenza è dovuta al fatto che Dale ha sì votato per la Vink, a voce, ma nella votazione scritta, inizialmente consegnato ai notai, il suo voto è stato assegnato a Patricia Pay.
Eurovision 1969
Probabilmente aveva cambiato idea dopo aver consegnato il voto, ma fatto sta che questa piccola anomalia del voto ha regalato a Lenny Kuhr la vittoria e la partecipazione all’Eurovision Song Contest che si tenne il 29 marzo e che, anche in quella occasione, le regalò la vittoria, pur condivisa.
Curiosamente Lenny decise di usare lo stesso modello d’abito, cambiandone solo il colore: verde in un’occasione, rosso nell’altra.
Per quanto difficile e non propriamente orecchiabile, il brano divenne un successo da oltre un milione e mezzo di copie, tradotto nelle cinque lingue più parlate in Europa, Inglese, Francese, Tedesco, Italiano (dove diventa “Un cantastorie”) e Spagnolo, per diventare un classico negli anni a seguire, tanto da essere utilizzata nel 1974, cambiandone il testo, per omaggiare Rinus Michels, allenatore della nazionale Orange, diventando “De generaal” dal soprannome che i giocatori gli avevano dato.
Lenny Kuhr quindi diventa la terza vincitrice per i Paesi Bassi, la prima a suonare uno strumento mentre interpreta il brano e, simpatico aneddoto, riesce a far diventare il suo paese l’unico a passare da un pari merito in ultima posizione, nel 1968, ad un pari merito in prima posizione.
Inoltre l’esibizione di Lenny Kuhr a Madrid è stata la 200sima della storia dell’evento.
Grazie a questa vittoria comincia ad esibirsi con maggiore costanza in diversi spettacoli live e, nel novembre dello stesso anno, viene premiata con un’Arpa d’argento, per incoraggiarla nel proseguimento della sua carriera, come artista più promettente dell’anno.
Un premio, ancora oggi in vigore, nato proprio per lei.
Un contratto internazionale
Grazie alla vittoria eurovisiva firma un contratto internazionale con la Phonogram in Francia, che le apre le porte per il mercato d’oltralpe, a partire da un tour con Georges Brassens, come artista di supporto, che le permise di farsi conoscere dal pubblico francese, più che da quello olandese.
Durante tutti gli anni settanta partecipa con successo ad altri festival musicali, con un anno d’oro nel 1971, quando vince al festival di Viña del Mar con “Oui tant mieux” in rappresentanza della Francia, si piazza terza al festival internazionale del Messico e seconda al Festival di Sopot, in Polonia, rendendo sempre più salda la sua presenza come artista di spicco sul territorio europeo e sudamericano.
Nonostante sia più amata dal pubblico francese, intraprende un tour teatrale nei Paesi Bassi, in cui interpreta degli sketch musicali, alternandosi con il trio jazz di Bob Adams, per la stagione 1971/1972.
Anche il 1972 non le fa mancare soddisfazioni, ricevendo premi per i suoi lavori pubblicati precedentemente e trinfonda al festival “Rose d’Or d’Antibes”.
Il 1973 si dedicò a consolidare l’amore che il pubblico canadese aveva per lei, partecipando a numerose trasmissioni televisive e tour nella parte francofona del paese, dove continuò ad avere successo anche quando ci fu un deciso arresto in Europa, mentre nel 1974 si rese protagonista di un fortunato tour in Giappone.
Nonostante le premesse, il successo sembrò voltarle le spalle.
Il declino
Nel 1976 pubblica il suo ultimo album per la Philips, dopo aver fallito il tentativo di sfondare sul mercato anglofono, che non raggiunge le classifiche nemmeno con i singoli estratti.
Nel 1977 passa alla Polydor con cui lavorò ad un album che non fu mai pubblicato.
Nel biennio 1977/1978 intraprende un tour teatrale piuttosto ambizioso, portando in giro una serie di concerti acustici per cui nei Paesi Bassi non c’era nessuna tradizione, ma che ebbe un discreto successo, tanto che i musicisti che l’accompagnavano si riunirono, a seguito dell’apprezzamento del pubblico e della critica, in un gruppo pop dopo la tournée, col nome di Braak.
Nel 1978 pubblicò anche il suo ultimo brano in francese per poi passare con la CNR, una piccola etichetta olandese, con cui incide alcuni brani che non entrano nemmeno nelle classifiche locali.
Il successo ritrovato
Quando ormai sembrava dover rinunciare alla carriera musicale, ottiene un exploit e torna in classifica con il più grande successo in patria della sua carriera.
Nel 1980, con i Les Poppys con cui aveva lavorato in Francia, incide “Visite” che le frutterà molte settimane in classifica, trainando anche l’album in cui è contenuto il brano, continuando con una fortunata scia di successi per tutto l’anno.
Nel 1982 torna alla selezione nazionale per l’Eurovision nel ruolo di presentatrice.
Gli anni successivi non le portarono altra notorietà e dopo alcune pubblicazioni isolate, nel 1984 si dedicò ad una tournée teatrale in cui alternava canzoni, storie, poesie e sketch, in compagnia di Freek Dicke, che era diventato il suo chitarrista di supporto già dal 1978.
Nel 1986 decise di pubblicare un album difficile che descrisse in questo modo: “la spiritualità espressa semplicemente, in un linguaggio normale, poetico, ma non legato ad alcuna fede”.
Un album passabile di critiche e di accuse che nessuna casa discografica osò pubblicare.
L’autopubblicazione
Ma lei credeva fortemente nel progetto, puntando all’autopubblicazione, strada che da questo momento in poi intraprenderà sempre.
Sono passati 20 anni dal suo debutto e ormai sembra dover abbandonare la sua carriera artistica, ma le viene data una nuova possibilità nel 1990 con l’album “De Blauwe Nacht” con l’etichetta discografica Free Records, con la quale Hans Breukhoven voleva dare nuova vita alle carriere di “Artisti locali di qualità che cadono nel dimenticatoio”.
Nel 1991 collabora con un progetto a sostegno di Israele, minacciato dall’Iraq durante la prima Guerra del Golfo e si esibisce direttamente sul territorio israeliano solo voce e chitarra.
Ispirata da questo tipo di esibizione, rinuncia in futuro ad avere un accompagnamento, iniziando a prenotare per le proprie esibizioni, piccoli palchi che le permettessero di creare un’atmosfera intima e vicina al suo pubblico, accompagnata solo dal suo chitarrista abituale Freek Dicke, pubblicando nel 1992 un disco live con una selezione di questi suoi concerti acustici.
La perdita di voce
All’inizio del 1993, durante un concerto, perde la voce e dovette intraprendere un percorso di riabilitazione che la portò ad una crisi esistenziale profonda. Poi vedremo anche qualcosa in più legata al periodo.
Riesce ad esibirsi nuovamente, con una voce meno potente e un’attitudine più vulnerabile, a fine anno, pubblicando i due album successivi, nel 1994 e nel 1997, come una sorta di terapia per superare il periodo nero che aveva vissuto.
Proprio nel 1997, per i 30 anni di carriera, decide di dedicarsi ad un nuovo progetto, in linea con la carriera che ebbe un’altra vincitrice del 1969, Frida Boccara.
Il ritorno in classifica
Infatti, accompagnata da Nico Var Der Linden, suo cognato, al pianoforte e da Fred Snel al contrabbasso, su testi di Herman Pieter De Boer, di cui poi approfondiremo i rapporti, pubblica un album in cui canta su musica di Schubert, che rappresenta per lei una rinascita: È infatti il primo album a tornare in classifica dal 1980.
Nel 2001 pubblica un album di Fado in lingua olandese e con i nuovi accompagnatori Gerard De Graaf al piano e alla fisarmonica, Cor Mutsers alla chitarra ed Eric Coene al basso.
Ricomincia ad esibirsi in Tour teatrali a cadenza annuale, che diventa una sua cifra in questa fase della carriera, che la riporta in auge sia con la pubblicazione di un nuovo album in occasione del 35° anniversario della vittoria a Madrid, sia per i 40 anni di carriera, nel 2007, entrambe le occasioni con commenti entusiastici da parte della critica, nonostante nel tempo abbia dovuto cambiare il pianista e fisarmonicista prima, ingaggiando Will Maas, e il bassista poi, chiamando nel 2006 Jurre Hogervorst, se saranno sostituiti entrambi nel 2007 con Frans de Berg, il primo, e Mischa Kool, il secondo.
In occasione dei 40 anni di carriera ottiene un alto riconoscimento, venendo nominata Cavaliere dell’Ordine di Orange-Nassau il 9 ottobre, mentre il 14 ottobre un riconoscimento anche da parte della sua città natale, Eindhoven, ottenendo la medaglia dell’amicizia.
Lunghi tour teatrali
I suoi tour teatrali si arricchiscono ulteriormente e oltre ai brani di Schubert, interpreta brani adattati sulle musiche di Jules de Corte e nelle stagioni successive aumenta il numero degli accompagnatori, facendosi accompagnare sul palco anche da Ralph Rousseau con la sua Viola da Gamba e dal jazzista Cor Mutsers, che aveva conosciuto già all’inizio della sua carriera.
Per i suoi 60 anni, nel 2010, pubblica un DVD e un CD con materiale inedito e il 5 gennaio del 2011 è ospite di Ali B, noto rapper che in una trasmissione molto amata nei Paesi Bassi ripropone vecchi successi per farli conoscere alle nuove generazioni, con cui riarrangia il brano che le portò la vittoria all’Eurovision Song Contest che tornò anche nella top50 di vendite, a distanza di 42 anni dalla pubblicazione originale.
Non si ferma con i suoi tour teatrali che si arricchiscono di volta in volta con nuovi elementi, dal Fado di Amalia Rodrigues, alle poesie messe in musica di Federico García Lorca, oltre alle nuove produzioni che, costantemente, arrivavano sul mercato.
In occasione dei 50 anni dal suo debutto, riceve anche un importante premio alla carriera e continua ad esibirsi nei teatri con immutato entusiasmo da parte del suo pubblico.
Lenny Kuhr torna ad incontrarsi con l’Universo dell’Eurovision, dopo la vittoria del 1969 e la conduzione della selezione nazionale nel 1982, il 15 dicembre del 2019, quando con 31 artisti, tra ex vincitori o partecipanti, tiene un concerto allo Ziggodome.
Eurovision 2021
Un’esibizione che fece grande impressione, tanto da essere chiamata come ospite per il 16 maggio 2020 durante la finale del contest, poi annullato.
Un’ospitata rimandata all’anno successivo, quando è tra i 5 ex vincitori nel segmento intitolato “Rock the roof”.
È attualmente in corso il suo annuale tour teatrale, accompagnata da Freek Dicke e Frans de Berg, con cui aveva a lungo lavorato in precedenza.
La vita privata
Fino ad ora ho tenuto da parte la sua vita privata, perché poco ha avuto a che fare con quella artistica, seppure l’ha incrociata in qualche modo, senza però segnarla dando una direzione nuova o inaspettata.
A metà degli anni 70 nei Paesi Bassi ci fu un’ondata di aggressioni nelle stazioni di treni e bus, oltre che sui mezzi pubblici stessi.
Nel maggio del 1973 Lenny Kuhr fu vittima di una di queste aggressioni, venendo picchiata, riportando la rottura del setto nasale.
Ci furono all’epoca anche numerose interrogazioni parlamentari per cercare di arginare il problema che risultava sempre più crescente.
Da questo avvenimento drammatico, però, qualcosa di buono ne venne comunque fuori. Lenny fu operata da Gideon Bialijstock, chirurgo otorinolaringoiatra, con cui durante la degenza intraprese una frequentazione, tale da convolare a nozze nel 1974.
Lenny e la religione
Grazie a questo amore riconobbe la religione come parte integrante della sua quotidianità e si convertì all’ebraismo, per poi trasferirsi in Israele per tutto il periodo del legame con Gideon.
Nel 1975 nacque la loro prima figlia Sharon, mentre Daphna nacque nel 1980, quando ormail il matrimonio era irrimediabilmente in crisi ed erano già pronte le carte del divorzio.
Dopo questa relazione, già nel 1981, ne intraprese un’altra con Herman Pieter de Boer, poeta e letterato accademico, oltre che paroliere, con cui incrociò le strade artistiche solo dopo la fine della loro relazione, con il primo incontro artistico solo nel 1997.
Fu un amore molto chiacchierato, soprattutto per i 22 anni di differenza tra i due, eppure si rivelò più longevo del precedente.
Il 1993 fu un anno difficile per lei, cominciato con la perdita della voce durante un concerto.
La crisi esistenziale
Lenny entrò in una crisi esistenziale in cui si chiuse completamente in sé stessa, una sofferenza che le fece fare i conti con una profonda solitudine dovuta alla fine della relazione con Herman, che proprio in quel periodo arrivò ad un punto, ma regalandole momenti di riflessione importanti.
Dopo 10 anni, nel giugno 2003, convola nuovamente a nozze, per il suo secondo matrimonio, ma con il suo terzo amore.
Nuovo amore, nuove canzoni
Il fortunato è Rob Frank, che avrà un ruolo importante nella sua carriera, sia come manager che come paroliere per gli inediti da questo momento in poi.
Una scrittura più diretta ed immediata rispetto a quella “Meravigliosamente lirica” di Herman Pieter De Boer, che la porta ad intercettare pubblico nuovo.
In più di un’occasione Lenny ha duettato con sua sorella Ine, che si è spesso prestata alla musica, per quanto prediliga la carriera attoriale.
Forse non una carriera dai grandi numeri, nonostante le ottime premesse iniziali, ma ricca ed interessante, oltre che longeva e decisamente apprezzata dalla critica.
E il sogno è pur sempre partito da quell’esibizione in abito rosso davanti a milioni di spettatori, dal palco di Madrid.
Foto@ANP/eurovision.tv
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